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190 MISURA PER MISURA

inginocchiati insieme con me: alza le tue mani verso il duca soltanto; non dir nulla, io parlerò. Si narra che gli uomini i più perfetti non vadano scevri da qualche menda, e che quelli che hanno avuto qualche debolezza possano divenir anche i più virtuosi; mio marito è forse di tal numero. Oh Isabella! non vorrai tu fare quel ch’io ti domando?

Duc. Egli muore per la morte di Claudio.

Is. (inginocchiandosi) Principe, pieno di bontà, degnatevi vedere quel condannato coll'occhio medesimo con cui lo vedreste se mio fratello vivesse ancora. Son inchinata a credere che un’illibata onestà ha dirette tutte le sue opere fino a che ei m’ha veduta; e ciò essendo fate ch’ei non muoia! Mio fratello ha subita la giustizia della legge, avendo commessa l’azione che ella condannava. Rispetto ad Angelo, la sua cattiva intenzione è stata senza effetto, e bisogna dimenticarla come un disegno svanito. I pensieri non son soggetti alla legge, e i disegni non son che pensieri.

Mar. Ella parla il vero, signore.

Duc. Le vostre preghiere sono inutili; alzatevi, vi dico. Mi rammento ancora di un altro delitto. — Prevosto, come fu che Claudio venne decapitato a un’ora così insolita?

Prev. Ciò mi fu comandato.

Duc. Aveste un ordine scritto ed apposito?

Prev. No, ricevei un messaggio segreto.

Duc. E perciò vi spoglio del vostro uffizio: cedete ad altri quelle chiavi.

Prev. Vogliate perdonarmi, signore; se commisi un fallo, me ne pentii assai dopo, e per darvene prova, vi è un uomo in prigione che per un egual ordine segreto ricevuto doveva di già essere giustiziato, e che vive ancora.

Duc. Chi è egli?

Prev. Il suo nome è Bernardino.

Duc. Vorrei vi foste comportato del pari con Claudio. — Ite fate venir qui quel prigioniero, ch’io lo vegga. (il Prev. esce)

Esc. Ben mi duole che un uomo, che è sembrato sempre tanto probo e illuminato quanto voi, signor Angelo, sia caduto in un fallo così turpe, trascinatovi dall’ardore dei sensi.

Ang. Ed io son dolente di esser cagione di tanti mali, e mi strazia il cuore un rimorso così aspro, che desidero più assai la morte che il perdono: l’ho meritata e l’imploro. (rientra il Prevosto con Bernardino, Claudio e Giulietta)

Duc. Qual è Bernardino?

Prev. Questi, signore.