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188 MISURA PER MISURA


Duc. Indugiate, signore; indugiate, anche un istante.

Ang. Che! Resiste egli? Aiutatelo, Lucio.

Luc. Venite, messere, venite, messere, venite, messere; vergogna, messere. Testa calva, vile impostore! Bisogna scappucciarti perchè mostri come è fatto il viso d’un mariuolo! Fammi vedere questo tuo volto da ribaldo, e vanne poscia al patibolo! Tu nol vuoi? (strappa il cappuccio al frate, e si scopre il duca)

Duc. Tu sei il primo furfante che mai facesse un duca. — Prima di tutto. Prevosto, pensa ch’io son garante per queste tre oneste persone. Non cercar di fuggire, (a Luc.) fra il frate e te deve prima aver luogo una spiegazione. — Impadronitevi di lui.

Luc. La cosa potrebbe finir anche peggio che in un’appiccatura.

Duc. (a Esc.) Quello che voi avete potuto dire ve lo perdono; assidetevi, egli nè presterà il suo posto, (additando Angelo) Sgombrate di qui (a Ang.) Vi restano ancora parole, o impudenza che possa giovarvi? Se ne hai ancora, fidati in essa fino a che si sia udito il mio racconto, e non indugiare di più a metterla in opera.

Ang. Mio tremendo sovrano, mi renderei più colpevole che non mi ha fatto il mio delitto, se imaginassi di meritar grazia, allorchè veggo che voi come un’intelligenza divina avete veduta tutta la mia condotta passata. Non indugiate dunque di più, buon principe, a scagliar la folgore, e pronunziate sull’istante la mìa sentenza di morte: è la grazia che vi chieggo.

Duc. Avvicinati, Marianna. — Rispondi, (a Ang.) Hai tu impegnata la tua fede con questa fanciulla?

Ant. Sì, mio signore.

Duc. Conducila dunque lungi di qui, e sposala tosto. — Frate, compite la cerimonia, e poscia ritornate qui tutti. — Accompagnali, Prevosto. (escono Ang., Marianna, Pietro e il Prevosto)

Esc. Signore, son più confuso del suo disonore, ch’io non potrei esprimerlo.

Duc. Avvicinatevi, Isabella, il vostro frate è divenuto il vostro principe, e come io era allora zelante nel porgervi salutari consigli, e attento ai vostri interessi, cangiando abiti, senza cangiar sentimenti, rimango sempre propenso a giovarvi.

Is. Ah! vogliate perdonarmi tutti i fastidi che vi ho dati.

Duc. Ve li perdono, Isabella, e voi, cara fanciulla, siate del pari generosa per noi. L’imagine della morte di vostro fratello, lo so, non esce dal vostro cuore, e voi potreste stupire perch’io mi sia travestito, per adoperarmi a salvare la sua vita, e perchè