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ATTO PRIMO 9


Bir. Sì certo, tutti i piaceri son vani; ma i più vani di tutti son quelli che ottenuti con pena non producono per frutto che pena, come avviene spendendo le ore sui libri, cercandovi il lume della verità, il cui splendore non serve che ad acciecare. L’affissare il sole fa perdere la vista; ma la vista si logora anche seguendo un debole chiarore fra le tenebre. Studiate piuttosto come si può allietar l’occhio, appuntandolo sopra un occhio più bello che, se lo abbaglia, serve almeno di stella all’uomo che ha offuscato. Lo studio somiglia al raggiante sole dei cieli che non vuole essere scandagliato da sguardi insolenti: il saper troppo non conduce a nulla, se per qualche cosa non vuolsi avere una vana rinomanza.

Re. Come dotto è costui argomentando contro la scienza.

Dum. È esperto in verità nel distor gli altri dall’istruirsi.

Long. Ei fa appassire il buon grano, e sparge la zizzania.

Bir. La primavera è vicina, tempo in cui le oche covano.

Dum. Che cosa volete dire?

Bir. Che convien che ogni cosa avvenga alla sua ora.

Dum. Il vostro discorso è disennato.

Bir. Come vi aggrada, ma certo è ch’io non saprei desiderare a Natale le rose, o le nevi quando maggio fiorisce; tutto è buono solo alla sua stagione. Rispetto a voi è ora troppo tardi per studiare, sarebbe un montare sul tetto della casa, lasciandone aperta la porta.

Re. Ebbene, dividetevi da noi, tornatevene ai lari vostri: addio.

Bir. No, mio buon signore, ho giurato di stare in vostra compagnia, e sebbene abbia sostenuta l’ignoranza con argomenti più forti che voi non ne poteste allegare in favore della scienza, nondimeno manterrò costantemente la parola data, e sopporterò tutte le privazioni a cui vi è piaciuto di assoggettarmi. Datemi lo scritto, ch’io lo legga, e mi conformi ai suoi rigorosi decreti.

Re. Così ritrattandovi, vi riscattate dall’onta che stava per ricoprirvi.

Bir. (legge) Item, che nessuna donna s’avvicinerà alla mia Corte al raggio di un miglio... è stato ciò bandito?

Long. Sono già quattro giorni.

Bir. Vediam la pena; (legge) sotto pena di perdere la lingua. — Chi imaginò questa pena?

Long. Io.

Bir. E per qual ragione, caro signore?