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Is. Ho voluto istruirmene con cara, ed egli stesso due volte mi ha insegnato il cammino con una rea esattezza, parlandomi sommessamente.

Duc. Avete combinato null’altro con lui?

Is. Null’altro, il ritrovo è fra le tenebre, e gli ho fatto intendere che non mi sarei potuta intrattenere seco che poco, perchè sarei stata accompagnata da un domestico che mi aspetterebbe, che crederebbe che fossi andata a trovare un mio fratello.

Duc. Ottimamente; ora chiamerò Marianna. Olà, Marianna! (rientra Marianna) Vi prego di stringer conoscenza con questa giovine; ella viene per farvi un gran bene.

Is. Almeno lo desidero.

Duc. Siete voi convinta ch’io m’interessi alla vostra sorte?

Mar. Buon religioso, so che mi amate, e ne ho grandi prove.

Duc. Date dunque la mano a questa fanciulla; ella ha da farvi una confidenza. Io starò qui aspettandovi, ma affrettatevi perchè l’umida notte si avvicina.

Mar. Volete far una passeggiata con me? (esce con Is.)

Duc. Oh grandezza! Milioni d’occhi perfidi sono rivolti in te! Mille volumi di racconti contraddittorii circolano pel mondo, e non narrano che le tue azioni! Mille spiriti inquieti ti prendono per l’oggetto dei loro sogni insensati, e indurano atroci spasimi per conquistarti! (rientrano Marianna ed Isabella) Siate le benvenute. Vi siete accordate?

Is. Ella assumerà l’impresa, mio padre, se voi glielo consigliate.

Duc. Non solo glielo consiglio, ma la prego di compierla.

Is. (a Mar.) Non dovrete dirgli che pochissime cose, e quando lo lascierete, ricordategli a voce sommessa, la grazia di mio fratello.

Mar. Fidate in me.

Duc. E voi, amabile fanciulla, non abbiate alcun scrupolo; egli è vostro sposo, e non v’è alcun peccato nell’unirvi così: la giustizia dei vostri diritti vi assolve dall’inganno. Su via, partiamo; la nostra messe sarà in breve matura, se la semineremo in tempo. (escono)