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166 MISURA PER MISURA

ingannatrici intorno alla vita, di cui io son venato a termine di fargli sentire la vanità, talchè è ora preparato a morire.

Esc. Voi avete compiti i vostri doveri col Cielo e col vostro prigioniero. Ho pregato per quell’infelice giovine, ed ho fatto quanto far poteva senza compromettere la mia dignità, ma ho trovato il mio collega così severo, che sono stato costretto a dirgli che era la giustizia in persona.

Duc. Se la sua condotta corrisponde al rigore dei suoi giudizi, non v’è nulla da rimproverargli; ma se cade in qualche debolezza, allora è condannato da se stesso.

Esc. Vado a visitare Claudio: addio.

Duc. La pace sia con voi! (escono Esc. e il Prev.) Quegli che vuole impugnare la spada del Cielo deve essere santo al par che rigido: egli deve sentirsi animato da tanta grazia da evitare le tentazioni del vizio, e da camminare nei sentieri della virtù, pesando esattamente i falli altrui nella bilancia in cui pesa i suoi proprii. Sciagura a colui il di cui coltello uccide per colpe di cui egli stesso è capace! Vergogna, vergogna ad Angelo se, sradicando i vizii da’ miei Stati, vi lascia crescere i suoi. Oh qual corruzione può nascondere l’uomo nel suo cuore, sebbene all’esterno si mostri un Dio! Come l’ipocrita immerso nel delitto sa ben giungere alle grandezze e agli onori! Bisogna ch’io opponga l’astuzia all’astuzia. Questa sera Angelo riceverà nel suo letto la sua antica fidanzata, disprezzata da lui fino a questo giorno. Così una virtuosa menzogna deluderà la perfidia, e un inganno salverà la virtù da un oltraggio, e farà che si compia un sacro impegno. (esce)