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156 MISURA PER MISURA

mettesti insieme. Che v’è dunque di bello in questa che si chiama vita? E nondimeno noi temiamo la morte, che pone un termine a tanti mali!

Claud. Vi ringrazio di cuore. Veggo che il chieder di vivere è un cercar di morire, e che cercando la morte si trova la vita: venga essa adunque! (entra Isabella)

Is. Sia qui pace!

Prev. Chi è là? Entrate: il solo vostro desiderio merita un buon accoglimento.

Duc. Caro signore, fra poco ritornerò a vedervi.

Claud. Vi ringrazio, santo religioso.

Is. Debbo dire due parole a Claudio.

Prev. Fatelo con libertà. Ecco qui, signore, vostra sorella.

Duc. Prevosto, ho da farvi un discorso.

Prev. Son pronto ad udirvi.

Duc. Mettetemi in parte dov’io possa intendere il loro colloquio senz’esser veduto da loro. (esce col Prev.)

Claud. Sorella, che consolazioni m’arrechi?

Is. Questa sola, che il paradiso t’aspetta. Il signor Angelo avendo un messaggio pel Cielo, ti sceglie per recarvelo, in qualità di suo ambasciatore. Affrettati dunque a fare i tuoi apparecchi, perchè domani converrà che tu parta.

Claud. E non v’è alcun riparo?

Is. Alcuno.

Claud. Possibile?

Is. V’è nel cuore del tuo giudice una clemenza da demonio: volendo implorarla ti salveresti la vita, ma resteresti incatenato per sempre.

Claud. Una prigione perpetua?

Is. Sì, una specie di prigione: in cui non potresti più respirare l’aere della vita.

Claud. Di qual natura?

Is. D’una natura che ti spoglierebbe d’ogni onore.

Claud. Fammi conoscere che mezzo è questo.

Is. Io ti temo, Claudio, e fremo all’idea che tu volessi conservare un’esistenza miserabile a prezzo d’un onore eterno. Osi tu morire? Il sentimento della morte non è che nel timore, e l’insetto che noi calpestiamo prova le ansie della morte al par d’un gigante.

Claud. Puoi tu farmi tale oltraggio? Mi credi tanto debole da essere inetto ad ogni risoluzione generosa? Se è necessario ch’io muoia, andrò incontro alla morte come uno sposo alla sua fidanzata, e la premerò fra le mie braccia.