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154 | MISURA PER MISURA |
Ang. Credetemi sul mio onore; le mie parole esprimono il mio pensiero.
Is. Quanto più sarete creduto, tanto meno onore avrete. Oh disegno fatale! Ipocrisia funesta! Ma io ti smaschererò, Angelo, pensaci: segna tosto il perdono di mio fratello, o con quanta voce avrò andrò a pubblicare innanzi al mondo qual uomo tu sei.
Ang. Chi ti crederà, Isabella? Il mio nome illibato, l’austera mia vita, il mio grado, vinceran la tua accusa, e verrai riputata una calunniatrice. Dacchè ho cominciato, proseguirò e toglierò ogni freno alla mia passione: aderisci ai miei desiderii; fuga ogni incertezza, e dissipa quel rossore che si oppone a quanto il cuore desidera. Redimi tuo fratello, abbandonandoti in braccio a me; altrimenti non solo egli subirà la morte, ma i tuoi rifiuti ne prolungheranno l’orrore fra atroci tormenti. Dammi la tua risposta dimani, o lo giuro per la mia passione, ch’io diverrò un tiranno per tuo fratello. Quanto alle tue minacce, di’ quello che vorrai, le mie menzogne avran più credito delle tue verità. (esce)
Is. A chi andrò a far udire le mie querele? Chi mi crederà? Oh! bocche funeste, che portate una medesima lingua per condannare e per assolvere, costringendo la legge a piegarsi a voler vostro, e incatenando il giusto e l’ingiusto alla vostra passione. Vuo’ andare da mio fratello: sebbene egli si sia reso colpevole pel bollore del sangue, possiede un’anima così piena di onore, che quand’anche avesse venti teste da offrire sul patibolo, le darebbe tutte, prima che permettere che sua sorella desse il suo corpo in preda a sì detestabile profanazione. Andiamo, Isabella, vivi casta; e tu, fratello muori. La castità del mio sesso è più preziosa di un fratello. Vuo’ andarlo ad istruire della proposizione di Angelo, e prepararlo a morire, per la salute della sua anima. (esce)