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ATTO SECONDO | 147 |
vi direi allora che cosa sia l’esser giudice, che cosa l’essere prigioniero.
Luc. (a parte) Bene, toccate questa corda: è il vero tuono.
Ang. Vostro fratello è proscritto dalla legge: sperdete il tempo invano.
Is. Oimè, oimè, tutte le anime che respirano sono state condannate, e Dio che poteva con più giustizia punirle ha trovato un mezzo per salvarle! Che cosa diverreste, se quegli che è il supremo arbitro dei giudizii, vi giudicasse con tanto rigore? Ah! pensate a ciò, e allora la clemenza verrà a riposarsi sulle vostre labbra e diverrete un uomo differente.
Ang. Cessate dal querelarvi, giovine bellezza; è la legge e non io che condanna vostro fratello: s’ei fosse mio figlio subirebbe la stessa sorte: deve morir dimani.
Is. Dimani! Foga crudele! Indugiate, indugiate! egli non è preparato alla morte. Anche per le nostre imbandigioni noi uccidiamo gli uccelli al loro tempo; offriremo al Cielo le vittime con minori riguardi, che non ne usiamo verso di noi fragili creature? Mio signore, mio buon signore, pensateci: chi morì mai per tal fallo? E nondimeno molti ve ne han bene che l’han commesso.
Luc. Coraggio, ottimamente.
Ang. La legge per essere addormentata non era morta: una folla d’uomini non avrebbe osato lordarsi di quel delitto, se il primo che lo commise ne fosse stato punito: ora la legge è sveglia, ella guarda ciò che accade, e con occhio profetico vede come in uno specchio i delitti futuri. Quelli che ora o da poco germogliano nei cuori per un eccesso d’indulgenza, dovranno inaridire a quest’esempio di severità: la colpa sarà sbandita, l’intemperanza non avrà più luogo.
Is. Ah! mostrate qualche pietà.
Ang. Molta ne mostro facendo giustizia, perchè ho così compassione d’uomini che non conosco, e cui un delitto oggi perdonato muoverebbe in seguito ad esser colpevoli. Fo poi giustizia a una creatura che pagando per un’azione rea, non vivrà più per commetterne altre. Non insistete di più; vostro fratello morirà dimani.
Is. E voi sarete il primo che pronunzierete tal condanna, ed egli il primo che la subirà: oh! è bello l’avere la forza d’un gigante, ma è tirannia l’usarne da gigante.
Luc. Ben detto.
Is. Se i grandi della terra potessero disporre della folgore come Giove, non mai Giove sarebbe in pace: ogni più volgar