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ATTO PRIMO 139

cata; come uno spirito immortale, a cui bisogna parlare con sincerità.

Is. Voi mi schernite.

Luc. Non lo crediate: vi dico il vero. Vostro fratello s’è unito colla sua amante, e com’è naturale che i terreni nuovi siano i più fecondi, così il fecondo di lei seno annunzia la sua felice coltura.

Is. Oh! chi è mai quella sciugurata! Mia cugina Giulietta forse?

Luc. È ella vostra cugina?

Is. Per adozione, come le giovani educande mutano i loro nomi, e ì s’imparentano l’una coll’altra per amistà.

Luc. Ebbene, è appunto essa.

Is. Ch’egli la sposi.

Luc. Qui è la quistione. Il duca è partito, ed ha lasciati molti cittadini cospicui, nel cui novero io mi pongo, nella speranza d’aver parte nell’amministrazione dello Stato: ma noi sappiamo da quelli che conoscono l’interno e i segreti dei gabinetti, che i rumori ch’egli aveva fatti spargere, erano falsi. Nel suo posto, e rivestito di tutta la sua autorità, il signor Angelo comanda; un uomo il di cui sangue è una spuma di neve; un uomo che non sente mai i pungenti stimoli dei sensi, ma che spegne le inclinazioni della natura collo studio, le privazioni, e i freddi godimenti dell’anima. Egli, per togliere la licenza che impunemente s’è mostrata lungo tempo all’orribile legge, come il sorcio si mostra al leone, ha disottorrato un editto, la di cui rigorosa disposizione condanna a morte vostro fratello; e l’han fatto imprigionare in virtù d’esso, e vuol compiere alla lettera, per dar un esempio, quell’atroce statuto. Ogni speranza è perduta, se pure voi non giungete colle vostre belle e insinuanti preghiere a piegar Angelo: questo è lo scopo del mio messaggio, affidatomi dal vostro fratello.

Is. E gli vorrà togliere la vita?

Luc. La sentenza è già proferita, e fra breve dovrà compiersi.

Is. Oimè! debole creatura, in che modo poss’io giovargli?

Luc. Fate prova dei vezzi che vi furono concessi.

Is. Oimè! io dubito...

Luc. I nostri dubbii son traditori che ci fan spesso perdere il bene che dipendeva da noi d’acquistare, togliendoci col timore la potenza d’agire. Andate a trovare il signor Angelo, ed egli sappia da voi, che quando una giovine bellezza chiede, gli uomini sono generosi come gli Dei; ma che s’ella s’umilia a sup-