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132 | MISURA PER MISURA |
Ang. Sommesso sempre ai voleri di Vostra Altezza, bramo di apprendere gli ordini vostri.
Duc. Angelo, la vostra condotta passata è tale che un occhio osservatore può leggervi tutto il seguito della vostra vita. Nè voi, nè il vostro merito, non vi appartengono in proprietà esclusiva; voi non avete il diritto di rinchiudervi nelle vostre virtù e di valervene solo per vostro vantaggio. Il Cielo si serve di noi, come noi ci serviamo delle torcie; non è per loro stesse che esse risplendono; e se le nostre virtù restassero sepolte nel nostro seno, sarebbe come se non le avessimo. La natura non fa le anime grandi, che per grandi intenti; ella non concede i suoi doni che da avara dea, che ritiene per sè l’onore e i diritti d’una creditrice; de’ suoi beneficii esige il frutto e la riconoscenza. Ma io dimentico che parlo ad un uomo che sa di per sè tutto quello ch’io potrei dirgli. Continuate dunque, Angelo, ad esser quello che foste sin qui. Durante la nostra assenza siate in tutto il nostro rappresentante. La vita e la morte di Vienna riposano sulle vostre labbra, e dipendono dalla vostra volontà. Il venerando Escalo, sebbene il primo a cui ci siamo addirizzati, non sarà che a voi secondo: ricevete la vostra commissione.
Ang. Mio nobile duca, aspettate che una più lunga prova abbia fatto vedere quello ch’io valgo prima di imprimere su di me il suggello della vostra augusta imagine.
Duc. Non cercate pretesti; non è che dopo una scelta ben matura e ben pesata, che vi abbiam nominato; perciò accettate gli onori e la carica ch’io vi confido. I motivi che ci spingono a partire son così imperiosi, che fan tacere ogni altra considerazione, e mi obbligano ad astenermi da altre istruzioni sopra oggetti che sarebbero pure importanti. Vi scriveremo poscia dello stato nostro. Pensate voi ad essere attento a quello che accadrà. Addio: vi lascio, e vi lascio entrambi con fiducia che ben adempierete ai vostri doveri.
Ang. Ma almeno concedeteci, signore, di accompagnarvi un poco.
Duc. Il tempo che affretta la mia partenza non me lo permette: e sull’onor mio, voi non dovete avere nè scrupoli, nè timori: il mio potere è tutto riposto in voi: potrete accrescere o diminuire il rigor delle leggi, secondo che giudicherete conveniente. Datemi entrambi la mano. Voglio irmene incognito: amo i miei sudditi, ma non mi piace di mostrarmi in ispettacolo davanti ai loro occhi. Quantunque i loro applausi siano lusinghieri, i gridi e le acclamazioni della moltitudine non mi talentano, e non credo