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ATTO QUINTO 127


Ol. Oimè, pover uomo, come ti han beffato!

Vil. Perchè? Alcuni nascono grandi, altri comprano la grandezza, e ad altri la grandezza va incontro. Io pur recitai una parte in questa commedia, messere; feci da ser Topas; ma che vuol dir ciò? Pel Signore, pazzo, insensato non sono; ve ne rammentate? Madonna, perchè ridete di tal plebaglia? Se non rideste, non alzerebbero il capo. Così poi il turbine del tempo reca le vendette.

Mal. Io pure mi vendicherò, e di tutti. (esce)

Ol. È stato grandemente schernito.

Duc. Andategli dietro, e inducetelo a far pace. Egli non ci ha detto ancor nulla del capitano: quando questa nuova cosa sarà conosciuta, e l’ora del contento ci radunerà, i nostri cuori si uniranno con nodo solenne. Intanto, cara sorella, resteremo in questi luoghi; Cesario, venite, perchè voi sarete sempre Cesario, finchè vestirete da uomo; ma appena abbiate mutati panni, diverrete l’amante di Orsino e la regina d’ogni sua volontà. (escono)

Canzone cantata dal Villico.

«Quand’ero fanciulletto, io scherzavo al vento ed alla pioggia, e ad ogni mio scherzo veniva perdonato, perchè la pioggia cade tutti i giorni».

«Ma allorchè divenni adulto al vento ad alla pioggia, gli uomini mi chiusero la porta in viso, perchè la pioggia cade tutti i giorni».

«Quando andai per ammogliarmi al vento ed alla pioggia, non potei mai a nulla riescire, perchè la pioggia tutti i giorni cade».

«Ma allorchè volli coricarmi fra gli ebbri al vento ed alla pioggia, il capo mi andava intorno sempre, perchè la pioggia cade tutti i giorni».

«Molto tempo è che il mondo è cominciato al vento ed alla pioggia, ma di questo non mi cale: il nostro dramma finisce, e noi faremo sempre ogni sforzo per piacervi tutti i giorni». (esce)


fine del dramma.