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ATTO QUINTO | 121 |
amicizia, consacrandomi tutto a lui. Fu pel suo interesse, per puro amore che gli porto, ch’io m’esposi al pericolo di entrare in questa città nemica. Sguainai la spada per difenderlo, e fui arrestato; e il perfido con indegne dissimulazioni rifiutò di prendere alcuna parte alla mia sventura, e mi ripudiò: ei divenne in un istante simile ad uno straniero che non mi avesse mai veduto e ricusò perfino di restituirmi la borsa che gli avevo data mezz’ora prima.
Viol. Come può esser ciò?
Duc. Da quanto tempo questo giovine venne in questo paese?
Ant. Oggi vi venne, signore; e per tre mesi eravamo stati insieme, senza lasciarci un solo istante. (entra Olivia con seguito)
Duc. Ecco la contessa: il cielo ora illumina la terra. — Quanto a te, mio amico, le tue parole si risentono di follia. Son già tre mesi che questo giovine sta con me. Ma torneremo a parlar di ciò fra poco. Conducetelo intanto altrove.
Ol. Che volete da me, signore, che io possa accordarvi? In che posso io rendervi servigio? — Cesario, voi non attenete la vostra promessa.
Viol. Signora?
Duc. Amabile Olivia.....
Ol. Che dite, Cesario? — Mio buon signore.....
Viol. Il mio principe vuol parlare, ed io debbo tacermi.
Ol. Se adoperar volete il solito tuono, signore, esso è tanto aspro al mio orecchio, come lo sono grida discordi dopo una dolce musica.
Duc. Sempre così crudele?
Ol. Sempre così costante, signore.
Duc. Costante nella perversità? Bellezza ingrata, che vedeste il mio cuore offrire ai vostri insensibili altari i voti più ardenti e più fedeli, che mai la religione addirizzasse agli Dei! Che farò io?
Ol. Quello che meglio vi piacerà.
Duc. Chi mi impedirebbe, se mi bastasse l’animo per ciò, di imitare il rapitore Egiziano sul punto di morire, e di uccider quella ch’io amo? Sarebbe una gelosia selvaggia, ma cha chiarirebbe molta nobiltà. Però udite quello che io voglio dirvi, poichè non vi cale dell’amor mio, e ch’io ben conosco qual è lo strumento che mi toglie in parte il vostro favore. Vivete ognora lieta, donna dal cuor di marmo: ma quel favorito, che so essere oggetto del vostro amore, e ch’io pure amo, ve lo terrò dagli occhi dove