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118 LA DODICESIMA NOTTE O QUEL CHE VORRETE

non pazzia, nondimeno le stranezze di quest’avventura soverchiano tanto ogni altro esempio, che sto quasi per dubitare dei miei occhi, e per ismentire la mia ragione che m’induce a riputar tutto possibile fuorchè una cosa, che noi siamo folli, io, o la signora. Però se essa lo fosse, non potrebbe reggere, come fa, la sua casa, trattare i suoi negozii, operare in tutto con tanta prudenza: qui vi è certo qualche enigma ch’io non so sciogliere; ma ecco lei stessa. (entra Olivia con un Prete)

Ol. Non censurate questa mia soverchia sollecitudine. Se le vostre intenzioni sono oneste, seguitemi tosto e venite con questo santo ministro alla cappella vicina: là alla presenza sua, ai piedi di un’immagine sacra, datemi la vostra fede, onde la mia anima inquieta possa trovar pace. Questo sacerdote terrà celata la nostra unione fino al momento in cui stimerete conveniente di renderla pubblica; e allora celebreremo le nostre nozze, con una solennità degna della mia nascita. — Che rispondete?

Seb. Acconsento a seguire questo santo ministro e ad accompagnarvi, e quando vi avrò impegnata la mia fede, essa sarà eterna.

Ol. Venite dunque, venerando ecclesiastico, e il Cielo rischiari di una luce propizia l’atto che sto per compiere. (escono)