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ATTO TERZO 107

saziatine, ci sentiamo disposti ad aver pietà di lui. Allora assoggetteremo il tuo disegno a un tribunale di spiriti vivaci, e ti incoroneremo come la più gioviale delle femmine. Ma, mirate, mirate. (entra ser Andrea Maldigota)

Fab. Nuova materia per un dì di festa.

And. Ecco la sfida, leggetela; vi assicuro che vi è aceto e pepe dentro.

Fab. Vi è tanta salsa?

And. Sì, ve ne fo fede; leggetela, e ve ne convincerete.

Tob. Date qua (legge) Giovine, chiunque tu sia sei un essere abbietto.

Fab. Ottimamente.

Tob. Non meravigliarti; non istupire s’io così ti chiamo perchè di ciò non ti darò alcuna ragione.

Fab. Buona nota, che vi sottrae agli artigli della legge.

Tob. Tu andasti da madonna Olivia, che al mio cospetto ti trattò gentilmente; ma mentiresti per la gola se dicessi che questo è il motivo per cui ti sfido.

Fab. Molto breve e insensato.

Tob. Ti sorprenderò quando ritorni a casa, dove se per avventura mi uccidi....

Fab. Bene.

Tob. Mi ucciderai da vil malandrino.

Fab. Sempre vi ponete al disopra della legge; a meraviglia.

Tob. Addio, e il Signore abbia misericordia all’una delle nostre due anime; ei potrebbe aver pietà di me, ma nutro una speranza migliore, e pensa perciò ad esser cauto. Il tuo amico secondo che tu lo tratterai, o il tuo giurato nemico. Andrea Maladigota. — Se questa lettera non lo muove, le sue gambe certo nol potranno: io andrò a consegnargliene.

Mar. Voi avete ora una bella occasione, egli è in colloquio con Madonna, e partirà fra poco.

Tob. Va, ser Andrea, va ad osservare quando esce all’imboccatura del versiere da vero prevosto, e allorchè lo discernerai, snuda la spada, proferendo orribili giuramenti, perchè accade spesso che un giuramento pronunziato con vigore offra prova maggiore di coraggio, che offrirla non sapesse il più avventuroso fatto. Va.

And. Oh lasciate a me la cura di giurare come è dicevole. (esce)

Tob. Io non consegnerò questa lettera: la condotta di quel giovine annunzia ch’egli ha una’ottima educazione, e il negoziato