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ATTO TERZO | 99 |
Viol. Vi risponderò col fatto avanzandomi. Ma siamo prevenuti. (entrano Olivia e Maria) Celeste e perfetta bellezza, Iddio vi profumi col suo alito.
And. Questo giovine è un valente cortigiano. Iddio profumarla! A meraviglia!
Viol. Il mio messaggio non ha voce, signora, che pel vostro orecchio indulgente e buono.
And. Profumi, indulgente, buono, voglio scrivere tutte queste parole.
Ol. Si chiudano le porte del giardino, e lasciatemi sola ad udirlo. (escono ser Tobia, ser Andrea e Maria) Datemi la vostra mano, signore.
Viol. Il mio rispetto e i miei servigi sono tutti per voi.
Ol. Qual è il vostro nome?
Viol. Cesario, bella principessa, il vostro servo Cesario.
Ol. Il mio servo, signore? Non più vi è stata schietta gioia nel mondo, dacchè si è chiamato complimento una bassa e finta sommissione. Voi siete il servo del conte Orsino, mio giovine.
Viol. Ed egli è il vostro, e i servi suoi divengono i vostri necessariamente. I servi di un servo potrebbero essere altra cosa?
Ol. Al conte non penso, e pel suo cuore vorrei che fosse piuttosto vuoto, che pieno della mia imagine.
Viol. Vengo, signora, per interessarvi in suo favore.
Ol. Ah! col vostro permesso, ve ne prego... Vi ho imposto di non tornarmi a parlare di lui... ma se voleste aprire un altro negoziato, avrei più piacere ad udirvi, che a intender l’armonia delle sfere celesti.
Viol. Cara signora...
Ol. Lasciatemi dire: ho avuta l’arditezza di mandarvi un anello, e bisogna che mi assoggetti alla vostra lentezza nell’interpretarmi. Con un’astuzia vergognosa io vi ho costretto a prendere per voi quello, che non sapevate che a voi s’indirizzasse. Che potete ora pensarne? Non mi avete mal giudicata? Non mi avete coperta di disprezzo, ha rispondetemi. Che dite di me?
Viol. Io vi compiango.
Ol. È già un passo verso l’amore.
Viol. No, perchè sovente noi commiseriamo anche i nostri nemici.
Ol. Ah, allora mi sembra ch’io potrò anche ridermi di voi. Oh mondo, quanto è facile ad inorgoglirsi il povero al primo luccicare della fortuna. Se si ha a divenir preda di qualcuno, quanto è meglio soccombere sotto il leone, che sotto il lupo. (suona un