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ATTO SECONDO | 95 |
Tob. Oh! io lo bastonerò tanto, che glielo farò gridare molte volte.
Mal. Segno poscia un I.
Fab. E quello è un grande impaccio!
Mal. M. O. A. I., ciò mi turba e nondimeno tirando la cosa potrebbe riferirsi a me, perchè ognuna di queste lettere entra nel mio nome. Leggiamo il resto della prosa. — Se questa lettera cade nelle tue mani, meditala. Per ricchezze io son posta al disopra di te: ma non tremare di questa disuguaglianza. Alcuni nascono grandi, altri, mercè lunghi sforzi, giungono alla grandezza, e ve n’ha a cui la grandezza di per sè si offre. Il tuo destino ti apre le braccia; la tua audacia e il tuo coraggio ti facciano slanciare in esse. E per avvezzarti a quello che probabilmente diverrai, sollevati al disopra della tua umile oscurità, e mostrati altero. Sii aspro con mio zio, superbo coi miei domestici: favella dei più alti negozii dello Stato, e mostrati in tutto uomo di distinta progenie. Quella che ti dà questi consigli sospira per te. Rimembrati di colei che lodò le tue calze gialle, e desiderò di vederle cinte da una splendida giarrettiera. Pensa a ciò ch’io dico. Va oltre; la tua fortuna è fatta, se vuoi; se nol vuoi, rimanti semplice maggiordomo, ed erra confuso fra la schiera dei valletti. Addio. Quella che vorrebbe mutare il suo stato col tuo, e servirti. La fortunata infelice. — La luce del dì non è più chiara: questo è palpabile. Diverrò superbo; leggerò gli scrittori di politica, domerò Tobia, e non riguardando mai più ai miei antichi conoscenti, farò di me un uomo perfetto. Non vi ha dubbio; tutto concorre a provarmi che la mia signora, è invaghita di me: ella lodava non ha molto le mie calze; celebrava le mie gambe, e con questa lettera mi appalesa il suo amore, imponendomi d’uniformarmi ai suoi sentimenti. Ringrazio la mia stella; sono felice. Farò pompa di me fra poco con giarrettiere fulgidissime. Lode a Giove e alla mia stella. Ma vi è un’altra proscritta: leggiamola. È impossibile che tu non indovini chi sono. Ora se corrispondi al mio amore, mostramelo col tuo sorriso, con quel sorriso che ti si addice a meraviglia; sorridi perpetuamente al mio cospetto, mio dolce amico, te ne scongiuro. Giove, ti ringrazio. — Sorriderò, farò ogni cosa che tu voglia ch’io faccia. (esce)
Fab. Non darei la mia parte di tal scena, per una pensione di qualche milione che mi dovesse pagare il sofì.
Tob. Sposerei quella fanciulla, solo per questo stratagemma.
And. Ed io pure.