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82 IL RE ENRICO VI


Art. Oimè, signore, sono un povero supplicante che reago a nome della città.

Piet. (presentando la sua petizione) Contro Tommaso Horner, che disse che il duca di York era il legittimo erede della corona.

Mar. Che ascolto? Disse realmente così del duca?

Piet. Sì, certo; il mio padrone affermò che duca avea detto che il re non è che un usurpatore.

Suff. Olà! (entrano alcuni domestici) Impossessatevi di quest’uomo, e fate arrestar Horner. Approfondiremo questo segreto in prdsenza del re. (escono i dom. con Pietro)

Mar. E in quanto a voi che amate d’esser protetti, che vi piacete nel porvi sotto le ali del Protettore nostro, potete far nuovi passi e indirizzarvi a lui. (lacera le petizioni) Via di qui, gente vile! Suffoìk, falli cacciare.

Tutti. Venite, esciamo. (escono gli artieri)

Mar. Milord di Suffolk, dite, son queste le mode, questi i costumi della corte d’Inghilterra? È questo il governo delle isole britanniche? Questa la sovranità dei monarchi d’Albione! Che! Sarà il re Enrico sempre un pupillo, soggetto al rigido imperio di Glocester? Io che son regina per titoli e per nome, dovrò inchinarmi sempre ai voleri d’un duca? Affè, io te lo dico, Suffolk; allorchè tu rompesti una lancia nella città di Tours per amor mio e sdegnasti per me il cuore delle dame di Francia, io credei che il re Enrico ti rassomigliasse in cortesia, in valore e in coraggio. Ma la sua anima è tutta pietosa; ei recita preci continue col suo rosario: il Suo consiglio e i suoi eroi sono i profeti e gli apostoli; le sue armi i passi della Scrittura Sacra; i suoi studii, i suoi tornei e i suoi amori, le imagini in bronzo dei santi, canonizzati. Vorrei che il collegio de’ cardinali lo eleggesse pontefice, e lo chiamasse a Roma per deporre la tiara sopra il suo capo. Ciò si addirebbe alla sua santità.

Suff. Signora, siate paziente e lasciate operare Suffolk. Per cagion mia Vostra Altezza venne in Inghilterra, e voglio che la Maestà Vostra trovi in Inghilterra tutta la felicità che può desiderare.

Mar. Oltre quel Protettore inflessibile, non abbiam noi ancora Beaufort, prete imperioso, e Buckingham, Sommerset, York, sordamente congiurati? Di tutti costoro non ve n’è un solo che non sia qui più potente del re.

Suff. E tutti questi uniti non possono fare quanto i Nevil. Salisbury e Warwick non sono semplici pari.

Mar. Ma tutti cotesti lórdi insieme non mi dan tanta noia nè tanta ambascia quanto quella proterva Eleonora, moglie del lord