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400 | LA MALA FEMMINA DOMATA |
Bion. Dice che vi sarà qualche beffa in campo, e che non vuol venire: dice che andiate voi da lei.
Pet. Di peggio in peggio: ella non vuol venire. Ah! ciò è indegno e insopportabile. Va, Grumio, e di’ alla tua padrona ch’io le comando di venir qui. (Grumio esce)
Or. So quale sarà la sua risposta.
Pet. Quale?
Or. Che non vuol venire.
Pet. Credo che falliate il conto.
Batt. Per la Vergine! non è quella Caterina che si avanza? (entra Caterina)
Cat. Che cosa volete, che mi mandaste a cercare?
Pet. Dov’è vostra sorella e la moglie di Ortensio?
Cat. Stanno sedute al fuoco, ciarlando.
Pet. Andate a cercarle, e fatele venir qui: se si rifiutano, obbligatele con minaccie ad obbedirvi. Andate tosto, dico. (Cat. esce)
Luc. Ecco un prodigio, se mai alcuno ve ne fu.
Or. Si, in verità, e non saprei che cosa potesse presagire.
Pet. Presagisce la pace, la tenerezza, una vita tranquilla, l’autorità legittima del marito, la domestica amorevolezza, l’ordine, la decenza, e per dirla in breve, tutto ciò che vi è di più soave nella vita.
Batt. Siate felice, Petrucchio: voi guadagnaste la scommessa, ed io aggiungerò alla loro perdita ventimila scudi, novella dote che do a una novella figlia, perocchè Caterina non è più quella di prima.
Pet. Vi darò anche migliori prove della di lei bontà e del suo merito da poco venuto in luce, rendendomi così sempre più degno dei vostri doni. Mirate, ecco che ella ritorna, e conduce le vostre ribelli spose prigioniere della sua eloquenza femminina. (rientra Caterina con Bianca e la Vedova) Caterina, quel cappello che portate non vi sta bene: toglietevelo e cacciatevelo sotto i vostri piedi. (Cat. si toglie il cappello, e lo getta per terra)
Ved. Signore, ch’io non abbia mai motivo di piangere, fino a che non mi si è indotta a una così stolta compiacenza.
Bian. Che pazzia fu mai quella!
Luc. Vorrei che voi pure aveste di tali pazzie. La saviezza vostra, bella Bianca, mi costa già fin d’ora cento ducati.
Pet. Caterina, ti impongo di spiegare a queste donne presuntuose qual rispetto esse debbano ai loro mariti, ai signori loro.