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396 LA MALA FEMMINA DOMATA


Vin. Tuo padre? Oh maledetto! tuo padre è un fabbricatore di vele in Bergamo.

Batt. V’ingannate, signore, v’ingannate: come credete ch’egli si chiami?

Vin. Lo vorrete dire a me, che l’ho avuto in casa dall’età di tre anni infino al mese scorso? Si chiama Tranio.

Ped. Via di qui, matto ciuco! Il suo nome è Lucenzio, ed egli è il mio figlio unico, e l’erede d’ogni mia sostanza.

Vin. Lucenzio! Oh! egli avrà assassinato il suo padrone. Arrestatelo, ve l’impongo in nome del doge. Oh mio figlio, mio figlio! — Dimmi, scellerato, dov’è Lucenzio, il figlio mio?

Tran. Chiamate un ufficiale (entra un ufficiale) e fate condurre questo pazzo in prigione; padre Battista, affido a voi l’ufficio di farvelo condurre.

Vin. Condurmi prigione!

Grem. Fermatevi, ufficiale; ei non deve andar prigione.

Batt. Tacete, signor Gremio; io vi dico che egli vi andrà.

Grem. Badate, signor Battista, che non siate voi l’ingannato in tutto questo sviluppo: oserei giurare che questo è il vero Vincenzo.

Ped. Giuralo, se l’osi.

Grem. Non giurerò.

Tran. Fareste meglio a dire ch’io non sono Lucenzio.

Grem. Voi io conosco pel signor Lucenzio.

Batt. Via, conducete lungi quest’insensato (additando Vin.) e guidatelo alle carceri.

Vin. Così si trattano i forestieri? — Oh scellerati! (rientra Biondello con Lucenzio e Bianca)

Biond. Ora tutto è finito... eccolo là... fingete di non riconoscerlo, rinnegatelo, o siamo perduti.

Luc. (inginocchiandosi) Perdono, mio buon padre.

Vin. Sei tu vivo, mio caro figlio? (Biondello, Tranio e il Pedante fuggono via)

Bian. (inginocchiandosi) Perdono, caro padre.

Batt. In che l’hai tu offeso? (a Bianca) Dov’è Lucenzio?

Luc. Ecco Lucenzio, il vero figlio del vero Vincenzo, che disposata ha con legittimo matrimonio la figlia vostra, intanto che alcune persone con nomi bugiardi vi stavano ingannando.

Grem. Fu una trama che ne avvolse tutti.

Vin. Dov’è quel dannato servo che mi venne contro con tanta petulanza?

Batt. Ma ditemi, non è questo il mio Cambio?