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ATTO QUINTO | 395 |
Ped. Tu menti, suo padre è già da parecchi giorni venuto ed è quello che discorre ora teco da questa finestra.
Vin. Sei tu suo padre?
Ped. Sì, signore; così sua madre dice, se io posso crederle.
Pet. (a Vin.) Vergognatevi, signore, è una bassa mariuoleria simulare un nome che non ci appartiene.
Ped. Impadronitevi di colui: credo ch’egli intendesse di ingannare qualche onesto cittadino usurpando il mio nome. (rientra Biondello)
Biond. Gli ho veduti nella chiesa insieme; Dio voglia ora condurli in porto! — Ma chi veggo? Il mio vecchio padrone Vincenzo? Ora siamo perduti, perduti senza riparo.
Vin. Vieni qui, tu, (riconoscendo Biondello) resto di galera.
Biond. Come mi parlate, signore?
Vin. Vieni qui, tristo che sei: mi hai tu dimenticato?
Biond. Dimenticato? No, signore, non potevo dimenticarvi, non avendovi mai veduto per l’innanzi.
Vin. Come, insigne scellerato, non avevi tu mai veduto il padre del tuo padrone?
Biond. Chi? il mio vecchio ed amato padrone? Sì, in verità, signore: ma è quello che sta lassù alla finestra.
Vin. È proprio vero? (battendolo)
Biond. Aiuto, aiuto, aiuto! Vi è un frenetico che vuole ammazzarmi. (esce)
Ped. Soccorso, figlio! soccorso, signor Battista! (si ritira dalla finestra)
Pet. Ve ne prego, Caterina, tiriamoci a parte, per vedere il fine di questa contesa. (si allontanano; entra il Pedante con Battista, Tranio e varii domestici)
Tran. Chi siete voi, signore che venite a battere i miei servi?
Vin. Chi son io, signore? Chi siete voi piuttosto? Oh immortali Dei! oh astuto scellerato! col giubboncello di seta! coi bottoni d’oro! col manto scarlatto! col cappello senza nappa! Oh! son rovinato, son rovinato! Mentre ch’io risparmio da buon padre di famiglia, mio figlio e i miei servi profondono ogni cosa.
Tran. Chi è? che accadde?
Batt. È pazzo quest’uomo?
Tran. Signore, al vostro esteriore sembrereste un uomo rispettabile e di buon senno: mai vostri discorsi vi appalesano per demente. Che importa a voi ch’io vesta in un modo piuttosto che in un altro? Di ciò ne ho obbligo al mio buon padre, che mi provvede d’ogni bene.