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392 LA MALA FEMMINA DOMATA


Pet. Bene, avanti, avanti: ecco come l’acqua deve correre senza trovare inciampi. — Ma silenzio: chi viene verso di noi? (entra Vincenzo in abito da viaggiatore) Buon giorno, bella donzella: dove andate? (a Vin.) Dimmi, cara Caterina, hai tu mai veduta una donna di più lieto aspetto? Quale amabile mescolanza di gigli e di rose sulle sue gote! Quali stelle fanno risplendere il firmamento di luce così pura, quanto quella di cui i suoi due begli occhi animano il suo celeste viso? Bella ed amabile signora, siate felice! Cara Caterina, abbracciala per la sua beltà.

Or. Ei farà diventar pazzo quell’uomo, volendogli far credere che è una femmina.

Cat. Giovine e vaga bellezza, fanciulla adorabile, dove andate voi? Dove è la vostra dimora? Felice il padre e la madre di così bella figliuola! più felice l’uomo cui la favorevole sua stella designa ad avervi per compagna!

Pet. Via dunque, Caterina, io credo che tu divenga folle: non vedi che è un uomo vecchio aggrinzito, e non una fanciulla come tu la chiami?

Cat. Perdono, venerabile vecchio, fu una delusione degli occhi che rimasero tanto abbagliati dal sole, che tutto quello ch’io veggo, mi sembra bleu: ora discerno bene che siete un rispettabile vecchio. Perdonatemi, vi prego, il mio errore insensato.

Pet. Sì, perdonateglielo, buon vecchio, e vogliate dirci da qual parte andate: se venite per la nostra via saremo lieti d’avervi a compagno.

Vin. Bel giovine, e voi gioviale signora, che mi avete sì stranamente incontrato, io vi saluto: il mio nome è Vincenzo; la mia casa è a Pisa, e vado a Padova per trovarvi un mio figlio che non ho veduto da lungo tempo.

Pet. Qual è il suo nome?

Vin. Lucenzio, mio nobile cavaliere.

Pet. L’incontro è dei più lieti, e torna in vera gioia per me figlio vostro, avvegnachè ora la legge, come la vostra venerabile età, mi autorizzano a chiamarvi col nome di padre. La sorella di mia moglie, di questa signora che qui vedete, è divenuta sposa, non ha molto, di vostro figlio. Non ne siate nè sorpreso, nè afflitto: quella fanciulla godeva di un’eccellente riputazione, ricchissima era la sua dote, illesi d’ogni taccia i suoi natali. Di più ella ha tante buone qualità, che sarebbe stata degna di divenire consorte del più nobile gentiluomo. Lasciate ch’io vi abbracci, venerabile e buon Vincenzo, e andiamo insieme a ritrovare il figlio vostro, cui il vostro arrivo colmerà di diletto.