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378 LA MALA FEMMINA DOMATA

ATTO QUARTO


SCENA I.

Una sala nella casa di Petrucchio in campagna.

Entra Grumio.

Grum. Maledizione, maledizione su tutte le rozze che non possono andare! su tutti i padroni che non han cervello! e su tutte le cattive strade! Vi fu mai uomo che soffrisse tanto in un viaggio, quanto ho fatt’io? Mi mandano innanzi per far fuoco, ed essi vengono dietro a me per riscaldarsi. In fede! se non fossi d’una complessione calda, le mie labbra sarebbero attaccate a’ miei denti, la mia lingua al mio palato, il mio cuore al mio petto, prima che avessi potuto avvicinarmi alla predella del camino. — Ma non vi è nessuno in questo luogo? Olà, olà! Curtis! (entra Curtis)

Cur. Chi è che chiama con voce così tremante?

Grum. Un pezzo di ghiaccio, e se ne dubiti puoi far scorrere una delle tue mani dalla mìa spalla al mio tallone, colla prestezza stessa con cui passeresti dalla mia testa al mio collo. Fuoco, fuoco, Curtis, per carità!

Cur. Il padrone e sua moglie, vengono essi, Grumio?

Grum. Sì; ed è anche per ciò che ti esorto a far fuoco.

Cur. Sua moglie è così cattiva come si dice?

Grum. Lo era, buon Curtis, prima di questo freddo, ma tu sai che l’inverno doma uomini e bestie: il freddo ci ha messi tutti alla ragione, il padrone, la padrona, e me ancora. — Ma vuoi tu fare fuoco, o vuoi ch’io ti accusi alla nostra signora, di cui sentirai in breve le mani per iscuoterti dalla tua neghittosità?

Cur. Ma dimmi prima, Grumio...

Grum, Al diavolo! fa il tuo dovere, i padroni son morti dal freddo, e non tarderanno a giungere.

Cur. Ecco che accendo il fuoco: ora dammi novelle, Grumio.

Grum. Novelle finchè vorrai, ma il freddo fa in verità terribile. Lascia che mi riscaldi. Dov’è il cuoco? La cena è pronta? È tutto ben disposto in casa?

Cur. Tutto è ben disposto: dimmi dunque qualche cosa di nuovo.