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ATTO TERZO 377

signore, quella è la vostra via, per me non vi seguirò. Diverrete un bel marito, se siete tale il primo giorno!

Pet. Oh mia cara Caterina! calmati, non sdegnarti.

Cat. Voglio sdegnarmi. Qual cosa avete che vi solleciti tanto? Padre, state sicuro che egli resterà finchè mi piaccia.

Gre. La scena comincia a mutare.

Cat. Signori, andate ad assidervi al desco, che noi pure verremo. Una donna diverrebbe una stolta se non avesse fermezza per sostenersi.

Pet. Questi signori andranno a pranzo, Caterina, come tu desideri. Obbeditele voi che l’avete accompagnata alla cerimonia; andate al banchetto, bevete con impeto, siate gai fino alla pazzia, se così vi piace. Ma inquanto alla mia bella Caterina, bisogna che ella venga con me. Non mi guardate così bieca, non battete i piedi, non andate in collera; io sono padrone di quello che mi appartiene: ella è divenuta mia, e niuno di voi oserà toccarla: saprò mettere alla ragione il più ardito fra di voi che ardisse attraversare il mio cammino in Padova. Grumio, snuda la spada, siamo cinti da ladri: libera la tua padrona, se sei uomo di coraggio. Non temere, Caterina, niuno ti toccherà; io ti sarò scudo contro un milione di nemici. (esce con Cat. e Grum.)

Batt. Lasciamoli andare: è una coppia di amanti ben placidi.

Gre. Se non fossero partiti sarei morto dal desiderio di ridere.

Tran. Si son veduti matrimonii pazzi, ma non mai se ne vide uno simile a questo.

Luc. Signorina, che pensate voi di vostra sorella?

Bian. Che bizzarra ella stessa si è bizzarramente maritata.

Gre. Petrucchio è caterinizzato, ve ne assicuro.

Batt. Amici, se gli sposi mancano alla mensa, le vivande, credo, non saranno meno buone per ciò. Lucenzio, voi occuperete il posto di Petrucchio, e Bianca quello di sua sorella.

Tran. L’amabile Bianca apprenderà le parti di sposa.

Batt. Sì, Lucenzio. Venite tutti, miei signori.

(escono)