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ATTO TERZO 375

In momento più opportuno vi addurrò di ciò ragioni che vi appagheranno. — Ma dov’è Caterina? Troppo a lungo io rimango senza vederla: il mattino passa, e noi dovremmo già essere in chiesa.

Tran. Guardatevi dall’andar a visitare la vostra sposa così mal vestito: salite da me, e mettetevi uno de’ miei abiti.

Pet. No, in fede, così la visiterò.

Batt. Ma almeno così non vi mariterete.

Pet. Sull’onor mio! tal quale sono. Abbreviamo i discorsi: son io ch’ella sposa, e non i miei abiti. Signori, vado a prendere la mia Caterina, e la conduco all’altare. (esce con Grum. e Biond.)

Tran. Ei veste così per un disegno, ma noi lo dissuaderemo, se si potrà.

Batt. Vuo’ seguirlo per vedere come essa lo accoglie. (esce)

Tran. Signore, (a Luc.) pel vostro amore vi occorre il consenso di suo padre, e per ottenerlo andrò, come vi dissi, a trovar l’uomo che ci secondi. Qual ch’ei siasi poco importa: noi lo istruiremo, ed ei diverrà il Vincenzo di Pisa, che farà cauzione qui in Padova di somme maggiori ch’io non ne ho promesse: con tal mezzo voi godrete tranquillamente dell’oggetto delle vostre speranze, e sposerete l’amabile Bianca coll’assentimento del padre suo.

Luc. Se non fosse che l’altro maestro, mio collega, sta sempre vicino a lei, sarebbe bene, io credo, che ci sposassimo clandestinamente, e la cosa una volta fatta, la gente avrebbe un bel censurarla, io sarei signore del mio bene, in onta dell’intero mondo.

Tran. Lasciate fare, che le cose riesciranno a dovere. Noi inganneremo il vecchio burbero Gremio, il buon Minola, il di cui occhio paterno è sempre vigilante; l’armonioso maestro, l’innamorato Licia, e tutto per servire il mio signore Lucenzio. — (rientra Gremio) Signor Gremio, venite dalla chiesa?

Gre. E con tanta allegria, con quanta soleva venire dalla scuola.

Tran. E gli sposi tornano anch’essi?

Gre. Gli sposi, dite? Oh! il marito è un villano, un uomo brutale, e la povera fanciulla se ne avvedrà.

Tran. Sarebbe ei più bisbetico di lei? Ciò è impossibile.

Gre. È un diavolo, vi dico, un vero diavolo.

Tran. Ma ella, pure è una diavolessa, degna figlia di Satana.

Gre. Ella è un’agnella, una colomba appresso a lui. Vuo’ raccontarvi, Lucenzio, in qual modo ei l’ha sposata. Allorchè il sacerdote gli ha chiesto se voleva Caterina, , ha gridato, per tutti