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372 LA MALA FEMMINA DOMATA


Or. (ritornando) Signora, il mio istrumento è accordato.

Bian. Sentiamo. (Ortensio suona) Oh come si armonizza male!

Luc. Accordatelo meglio, amico, se non volete farvi scorgere.

Bian. Ora lasciate ch’io vegga se posso fare la costruzione. Hoc ibat Simois; non vi conosco; hic est sigeia tellus, non mi fido di voi; hic steterat Priami, badate ch’ei non ci ascolti; regia, non presumete di troppo; celsa senis, ma nondimeno non disperate.

Or. Signora, ora sono in tuono.

Luc. I bassi sono aspri.

Or. V’ingannate. — (fra sè) come colui corteggia l’oggetto del mio amore. Pedascule, sii cauto, perch’io ti veglierò dappresso.

Bian. Un tempo potrò cedervi, ma ora non mi fido.

Luc. Non diffidate, perchè... (vedendo Orazio che l’ascolta) Eacide era Aiace: si chiamava così dal nome del suo avolo.

Bian. Bisogna bene ch’io mi rimetta al senno del mio maestro: senza di ciò vi assicuro che argomenterei ancora contro di voi; ma lasciamo tale materia. — Venite ora voi, Licio. Buoni maestri, non l’abbiate da mala parte s’io ho celiato.

Or. (a Luc.) Potreste andar a passeggio, e lasciarmi libero; io non do lezione che a lei.

Luc. Temete forse di essere ascoltato? — Resterò, (a parte) e osserverò, perchè, se non erro, il nostro maestro è innamorato.

Or. Signora, prima di toccare l’istrumento per imparare come vi si impongono le dita, comincierò dai primi rudimenti dell’arte. Vi insegnerò il solfeggio con un metodo più corto e più facile che alcuno della mia professione non l’abbia insegnato: ecco accennato il mio sistema su questo foglio di carta.

Bian. Ma è da lungo tempo ch’io ho imparato il solfeggio.

Or. Non importa, apprendete anche il mio metodo.

Bian. (legge) Solfeggio, io sono la base fondamentale di tutti gli accordi. A rè, e vuo’ dichiarare la passione di Ortensio; B, mi. Bianca accettatelo per vostro sposo. C, fa, ut, egli vi ama con tenerezza, D, sol, re, sopra una chiave sono due note: E, la, mi, abbiate pietà di me, o io muoio. Chiamate voi questo un solfeggio? Esso non mi piace. Preferisco i metodi antichi: non sono tanto pazza da rinnegare le vecchie regole, per così fatte invenzioni. (entra un domestico)

Dom. Signora, vostro padre vi prega di lasciare i libri, e di voler andare a sorvegliare gli ordinamenti della stanza di vostra sorella: voi sapete che dimani ella si fa sposa.

Bian. Addio, cari maestri; io parto. (esce col Dom).