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ATTO QUINTO | 67 |
Car. Doppoichè, lórdi d’Inghilterra, è convenuto che una tregua debba essere bandita in Francia, veniamo per sapere da voi stessi quali esser debbono le condizioni del trattato.
York. Parla, Winchester; poichè la collera bollente vieta il passaggio alla mia irata voce, alla vista di questi odiosi nostri nemici.
Win. Carlo e principi di Francia, ecco le clausole: in riconoscenza verso il re Enrico, che commosso di pietà, e per pura clemenza vuole sollevare il vostro paese dalle sventure della guerra, e lasciarvi godere dei beni della pace, voi tutti vi riconoscerete fedeli vassalli della sua corona. Voi poi, Carlo, purchè giuriate di pagargli tributo e omaggio di sommissione, sarete riguardato quale vicerè sotto i suoi ordini, e godrete di tutti i privilegi che dà il trono.
Alen. Come! Dovrà Carlo non rimaner più che l’ombra di se stesso? Dovrà ornare la sua fronte di una corona, mentre poi non serba che i privilegi di un suddito? Questa clausola è stolta.
Car. Noto è ch’io son già in possesso di più della metà del reame di Francia, e che vi sono riconosciuto per sovrano legittimo. Dovrò io, per guadagnare il resto di provincie da me non ancora conquistate, abbassarmi tanto da non essere più appellato che vicerè? No, no, ambasciatori, più mi piace mantener quello che possiedo, che vedermi per troppa avidità spogliato della speranza di divenir signore del resto.
York. Scortese Carlo, hai tu dunque con ascosi intrighi implorata l’intercessione di Europa per ottenere la pace, ed oggi che te l’offeriamo osi paragonare alle condizioni che ti vengono proposte il tuo stato presente, in cui non hai nè il diritto nè il potere di rimanere? acconsenti a reputare un benefizio del mio re il titolo che ora usurpi e che non ti appartiene, o a vederti tribolato da una eterna guerra.
Ren. Signore, non insistete per un cavillo: se vi lasciate sfuggire quest’occasione, pongo dieci contro uno che non ne troverete mai più una simile.
Alen. (a parte a Carlo) Per dire il vero è in voi politica il salvare i vostri sudditi da una crudele carnificina, e dagli orrori che tuttodì si compiono colle nostre barbare ostilità. Accettate questa tregua, la romperete allorchè il vostro interesse lo esiga.
York. Che rispondi, Carlo? Accetti le nostre offerte?
Car. Accetto, purchè non serbiate alcuna pretesa sulle città in cui abbiamo un presidio.
York. Giurate dunque omaggio a Sua Maestà, e sull’onore di