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358 LA MALA FEMMINA DOMATA

lui; ella potrà ben forse chiamarlo mille volte un malandrino, dargli altri epiteti simili, ma egli si befferà di tutto ciò. Per quanto la fanciulla gli resista egli finirà per soggiogarla.

Or. Aspettatemi Petrucchio, bisogna ch’io v’accompagni perchè il mio tesoro sta chiuso sotto la chiave di Battista; egli tiene fra le mani il gioiello della mia vita, la sua figlia minore, la bella Bianca, e la nasconde a’ miei sguardi, e a quelli di vani altri che mi son rivali. Supponendo che sia impossibile, a cagione dei difetti di cui vi ho parlato, che Caterina divenga mai sposa. Battista ha giurato che alcuno non avrà accesso appresso Bianca, a meno che quell’altra indiavolata fanciulla non trovi un marito.

Grum. Quest’altra indiavolata fanciulla! Curioso elogio.

Or. Bisogna ora che il mio amico Petrucchio mi renda un servigio; quello di presentarmi travestito sotto abiti gravi al vecchio Battista come un maestro di musica atto a ben istruir Bianca, affine che con tale astuzia io possa aver almeno la libertà di vagheggiarla, e di esprimerle senza sospetti l’amor mio. (entra Gremio con Lucenzio travestito che porta alcuni libri sotto il braccio)

Grum. Le non son queste marìuolerie? Oh! vedete come per ingannare i vecchi, i giovani se l’intendono fra di loro. Guardate, guardate, padrone, chi è quello che passa là?

Or. Silenzio, Grumio; è il mio rivale in amore, Petrucchio; stiamo in disparte.

Grum. Un bel giovine, e un vago innamorato! (si ritirano)

Gre. Benissimo; ho letto la nota. Ascoltate bene, signore; voglio che siano tutti ben legati; son tutti libri d’amore, pensateci bene; non le fate alcun altra lettura. Voi m’intendete? Ai doni che vi farà il signor Battista altri io pure ne aggiungerò. Prendete anche le vostre carte, e siano ben profumate, perocchè quella a cui vengono destinate è più amabile dei profumi stessi. Che cosa leggerete voi.

Luc. Qualunque cosa ch’io le legga perorerò per voi, siatene sicuro, e con tanto calore, come se voi stesso foste al mio posto: lo farò con termini più eloquenti, e più persuasivi anche dei vostri. Ma chi viene verso di noi?

Or. (avanzandosi) Iddio vi salvi, signor Gremio.

Gre. Son lieto d’incontrarvi, Ortensio. Sapete dov’io vada? Da Battista Minola. Gli ho promesso di trovargli un maestro per la bella Bianca, e il caso ha voluto ch’io m’imbatta in questo giovine, che per la sua scienza e i suoi modi è veramente degno di divenirle precettore.