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ATTO PRIMO 353


Batt. Signori, non m’infestate di più; voi sapete come ferma e invariabile è la mia risoluzione; non mariterò la mia figlia minore prima d’aver trovato uno sposo alla primogenita. Se l’uno di voi due ama Caterina, sapendo chi siete, vi do la libertà di vagheggiarla.

Gre. Ella è troppo aspra per me. Ortensio, volete voi ammogliarvi?

Cat. (a Batt.) Ve ne prego, signore, mi getterete così in faccia a questi sposatori?

Or. Sposatori? Che volete voi dire? Non sposatori per voi, a meno che non diveniate di tempra più amabile e dolce.

Cat. Davvero, signore, temete invano; voi siete assai lungi dal cuore di Caterina. Ma se foste anche in esso, prima cura di lei sarebbe il pettinarvi la parrucca con un bastone, il dipingervi il volto, e il farvi servire da pazzo.

Or. Da tali diavolesse, buon Dio, deh! liberami sempre.

Gre. E me anche, o buon Signore.

Tran. Stiamoci zitti, padrone; la scena è assai piacevole. Quella fanciulla è un vero cervellino.

Luc. Ma nel silenzio dell’altra io scorgo tutte le grazie d’una giovine beltà. Silenzio, Tranio.

Tran. A meraviglia; taciamo ed osserviamo.

Batt. Signori, per cominciare a riempiere la parola che v’ho data. Bianca ritornerà in casa; e non sdegnarti di ciò. Bianca, perchè io nè t’amo, nè t’amerò mai meno.

Cat. Affettuose tenerezze! Fareste meglio a immergerle un dito in un occhio, ed ella ben ne saprebbe il perchè.

Bian. Sorella, contentatevi del mio dolore. — Padre, mi rassegno umilmente ai vostri voleri; i miei libri e i miei strumenti mi terran compagnia; io studierò, e questo sarà il mio unico conforto.

Luc. Odi, Tranio, è Minerva stessa che favella.

Or. Signor Battista, sarete dunque così ingiusto? Dovranno i sentimenti miei esser cagione della solitudine di Bianca?

Gre. Come? La porrete dunque in ritiro a motivo di quella furia d’inferno, e la vorrete punire per la cattiva lingua di sua sorella?

Batt. Signore, la mia risoluzione è presa: tornate in casa, Bianca. (Bian. esce) Siccome so ch’ell’ama molto la musica e la poesia, farò venire da me maestri che potranno istruirla. Se qualcuno ne conoscete, Ortensio, mandatemelo ch’io l’accoglierò come merita, e non risparmierò nulla per dar una buona edu-