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avete fuggono dal vostro castello, cacciatine dagli strani delirii della vostra mente. Sa, signore, ricordatevi della vostra nascita; rammentate i vostri antichi sentimenti, e bandite queste vili chimere. Mirate come i vostri domestici vi stanno intorno, pronti ad obbedirvi appena comandiate. Desiderate voi di udir musica? Porgete ascolto: è Apollo stesso che sfiora la lira, e venti rosignuoli cantano nelle loro gabbie (si ode musica). Volete riposarvi? Vi porteremo in un letto di piume, più soffice che nol fu quello fatto per Semiramide. Vi piace di passeggiare? Annaffieremo la terra d’acqua di rose. Volete cavalcare? Appresteremo i vostri cavalli e li cuopriremo con gualdrappe ricamata in oro e in perle. Amate invece la caccia? Avrete falchi che s’innalzeranno molto al disopra dell’allodola mattutina. Volete inseguire i cervi? I vostri cani faran risuonare coi loro latrati la volta del cielo, e risveglieranno gli echi nella profondità della terra.

Dom. Se vi piacciono i quadri noi vi recheremo tosto un Adone giacente accanto ad una sorgente d’acqua viva, intantochè Venere lo contempla voluttuosamente da un cespuglio.

Sig. Altri quadri vi mostreremo di maravigliosa freschezza; Io, Dafne, Apollo, e cento altri dipinti, tutti fatti con tal valore da restarne stupefatti. Voi siete un signore, avete la più bella donna per moglie: a che dunque vi affliggereste?

Dom. Prima che le lagrime, che la costringeste a versare, avessero irrigato il suo volto, ella era la creatura più leggiadra di questo mondo; ed anche ora non la cede in bellezza ad alcuna del suo sesso.

Sly. Son io dunque un signore? È dunque vero ch’io possegga tanto bella donna? è forse un sogno che fo? oppure ho sognato fino a questo giorno? Io non dormo, ma veggo, favello, intendo; sento questi odori soavi, e le mie mani son sensibili alla dolcezza dei drappi che mi attorniano. Sulla mia vita! io sono un signore davvero, e non un calderaio, non Cristoforo Sly. Via; fate venir qui la mia dama, ch’io la vegga, e con lei venga un fiasco di vino.

Dom. Piacerebbe a Vossignoria di lavarsi le mani? Qual gioia proviamo, veggendovi rientrato in voi stesso! Oh se voleste riconoscere anche una volta soltanto quello che siete! Son quindici anni che vivete in un sogno continuo, e che vaneggiate anche desto.

Sly. Quindici anni! Ma non ho io mai parlato durante tal tempo?

Dom. Sì, signore, ma con parole vuote di senso, avve-