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ATTO QUINTO 339


Laf. Ho incontrato anch’io quell’uomo oggi, se pure gli si può dare il nome di uomo.

Re. Trovatelo e fatelo venir qui.

Bel. Che volete da lui? Egli è già conosciuto pel più abietto scellerato, per mille azioni perfide e disoneste; e la verità non può essere detta da lui. Mi condannerete sopra la testimonianza dì un tal miserabile?

Re. Ma ell’ha quest’anello che è vostro.

Bel. Ciò non nego; ma vero è altresì ch’io non mi sono invaghito di lei, che per un capriccio di giovinezza. Ella conosceva la distanza che vi era fra lei e me, e per attirarmi con più certezza nelle sue reti, accese i miei desiderii coi rifiuti, come avviene che tutti gli ostacoli che si oppongono alla passione non servano che ad accrescerne l’ardore. Così adoprando mi fè’ sborsare il prezzo che voleva, ed io ottenni quello che ogni altro avria conseguito a volgarissimo prezzo.

Diana. Giova ch’io sia paziente. Voi che avete rigettata una sposa rispettabile potete ben del pari privarmi dei miei diritti sopra di voi. Vi prego nondimeno (perocchè voglio a voi rinunziare dacchè niuna virtù possedete) di mandar, a cercare il mio anello; e se me lo restituite, vi renderò il vostro.

Bel. Non l’ho più.

Re. Che anello era questo, ve ne prego?

Diana. Simile molto, signore, a quello che voi portate in dito.

Re. Conoscete quest’anello? Esso fu un tempo del conte.

Diana. E fu quello ch’io gli diedi allorchè giacque meco.

Re. È dunque falso, che voi glielo gettaste da una finestra.

Diana. Ha detto la verità. (entra Parolles)

Bel. Confesso, signore, che questo anello fu suo.

Re. Tu sei molto commosso e tremi. — È quello l’uomo di cui mi parlavate?

Diana. Quello, signore.

Re. Dimmi tu dunque, ma dimmi il vero, io te lo comando, e non aver timore dei crucci del tuo padrone, da cui io saprò difenderti se sei sincero. Cosa sai tu che sia occorso fra lui e quella fanciulla?

Par. Colla grazia di Vostra Maestà, il signor mio è sempre stato un onoratissimo cavaliere. Solo ei si è piaciuto talvolta in quelle cose, che piacciono a tutti i giovani signori.

Re. Al fatto. Ha egli amato questa giovine?

Par. Sì, mio signore, l’ha amata.

Re. Ma in qual guisa l’ha amata?