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64 IL RE ENRICO VI

mandatario. — Partirò per l’Inghilterra con questa novella, e affretterò la celebrazione dell’imeneo. Addio, Renato; pensa a deporre questo diamante nel più ricco de’ tuoi palagi, come è dicevole.

Ren. Ti abbraccio come abbraccierei il principe cristiano Enrico, se qui fosse.

Mar. Addio, signore. Suffolk può affidarsi per tutta la sua vita ai voti, le preghiere e gli elogi di Margherita. (andandosene)

Suff. Addio, celeste principessa! Ma udite, Margherita; non mi direte voi alcuna ambasciata pel mio re?

Mar. Ditegli per me tutto ciò che può dirgli una fanciulla sua umile ancella.

Suff. Le grazie e la modestia dettarono tale risposta. Ma, signora, mi è forza infestarvi ancora. Nessun pegno di amore darete a Sua Maestà?

Mar. Sì, mio buon lord: un puro e illibato cuore, che l’amore non per anche turbò; ecco ciò che mando al re.

Suff. E questo ancora? (baciandola)

Mar. Questo ritienilo per te. — Non ardirei mandare a un re cose sì fanciullesche. (esce con Ren.)

Suff. Oh, se tu fossi mia! — Ma, fermati, Suffolk; tu potresti smarrirti in questo labirinto, in cui il minotauro e brutti tradimenti stanno nascosti. Pensa piuttosto a svegliare la passione di Enrico coll’elogio pomposo di questa principessa: scolpisci nella tua memoria le sue straordinarie virtù, le tante sue grazie: richiamati spesso l’imagine sua traversando i mari, onde, giunto ai piedi di Enrico, tu possa turbare la sua ragione e inebbriarlo d’amore. (esce)

SCENA IV.

Campo del duca di York in Anjou.

Entrano York, Warwick ed altri.

York. Conducete qui la strega condannata al rogo.

(entra la Pulcella fra le guardie e un pastore)

Past. Ah, Giovanna! Questo colpo reca morte al cuore di tuo padre! Dopo averti cercata in ogni luogo debbo io incontrarti così a questo termine di cruda morte? Ah Giovanna, dolce figlia Giovanna; io morirò con te!

Pul. Miserabile vecchio! Vile e miserabile! Discesa io sono da sublime sangue, tu non mi sei padre, nè amico.