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322 | È TUTTO BEN£ QUEL CHE A BEN RIESCE |
mi aveva istruita del modo con cui mi avrebbe corteggiata, come se ella fosse stata nel di lui cuore: ella dice che tutti gli uomini fanno i medesimi giuramenti; egli aveva giurato di sposarmi, allorchè sua moglie fosse morta, ed io cederò del pari ai desiderii suoi quando sarò sepolta. Poichè i Francesi son così ingannatori, si mariti chi vuole, io vivrò e morirò vergine, nè riputerò delitto l’ingannare un uomo che tentò di sedurmi con frode. (esce)
SCENA III.
Il campo fiorentino.
Entrano i due signori Francesi e due o tre soldati.
1° Signore. Non gli avete data la lettera di sua madre?
2° Signore. Gliel’ho data un’ora fa; e vi è stata qualche cosa che l’ha vivamente colpito, perchè leggendola ha mutato colore.
1° Signore. Egli è molto degno di biasimo per aver rigettate da sè così buona moglie, così cara signora.
2° Signore. È sopratutto incorso nell’eterna disgrazia del re, che sì volenteroso era di farlo felice. Vi confiderò una cosa, che però terrete segreta.
1° Signore. Quello che poteste dirmi andrà sepolto in un obblio eterno.
2° Signore. Egli ha sedotto una giovine fiorentina d’intatta rinomanza, e questa notte sfogherà la sua passione sulle ruine del suo onore; ei le ha dato il suo anello di famiglia, e si crede felice essendo riescito in contratto sì vituperevole.
1° Signore. Dio ci tenga sempre la sua mano sopra! Quali miserabili siamo, allorchè ci abbandona a noi stessi.
2° Signore. Noi diveniamo allora veri traditori verso di noi. E come nel loro corso ordinario tutti i tradimenti sogliono rivelarsi colle indiscrezioni, a mano a mano che procedono verso il loro infame scopo; del pari egli che in quest’opera intende a disonorare la nobiltà del suo nome, lascia sfuggirsi il segreto del suo cuore.
1° Signore. Non è cosa detestabile l’essere noi stessi gli eroi di empie azioni! — Non avremo dunque la di lui compagnia questa sera?
2° Signore. No, fino a dopo mezzanotte, perchè non vorrà che gli passi l’ora.
1° Signore. Essa si avvicina celeremente. — Io vorrei bene che udisse giudicare il suo caro favorito, affinchè sapesse apprezzare il proprio senno che gli ha fatto porre sì vicino al suo cuore quella bella imagine di lui.