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ATTO QUINTO 63


Mar. Sono indegna di divenir sposa dì Enrico.

Suff. No, gentil signora; io sì, indegno sono di vagheggiare tanto leggiadra donzella per farla diventare sua sposa, senza avere alcuna parte io stesso nella elezione. Ebbene, che rispondete, signora; siete voi contenta?

Mar. Sì, se ciò piace a mio padre.

Suff. Dunque raduniamo i nostri ufficiali, spieghiamo i nostri vessilli: e andiamo, signora, al castello di vostro padre, per chiedergli un abboccamento. (si avanzano alcuni soldati e squillano le trombe a parlamento; Renato apparisce sulle mura)

Suff. Vedi, Renato, la tua figlia è prigioniera.

Ren. Di chi?

Suff. Di me.

Ren. Suffolk, quale riparo? Sono soldato; e mi è ignoto il piangere, o l’imprecare contro la volubile sorte.

Suff. V’è un rimedio, signore, ed infallibile. Acconsenti, e tal consentire formerà la tua gloria, che tua figlia divenga sposa del mio re: con fatica pervenni a farla aderire a ciò ella stessa: con una dolce prigionia avrà procacciato a tua figlia un trono.

Ren. Parla Suffolk come pensa?

Suff. La vaga Margherita conosce che Suffolk non sa adulare, simulare, o schernire.

Ren. Sulla tua parola di conte, scenderò da queste mura per rispondere alla tua graziosa dimanda. (discende)

Suff. Ed io qui ti aspetto. (squillano le trombe, entra Renato)

Ren. Sii il ben giunto, prode conte, nelle nostre terre; comanda da signore nell’Anjou e vi sarai obbedito.

Suff. Ti ringrazio, Renato, padre felice di sì celeste figlia, nata per divenire sposa di un re: che di’ tu alla mia dimanda?

Ren. Poichè ti piaci di encomiar tanto il debole di lei merito, da crederla degna di dividere il letto di un sì gran monarca, mia figlia sarà sposa di Enrico, s’ei vuole accettarla; ma ad una condizione; è ch’io godrò placidamente de’ miei ducati del Maine e dell’Anjou esente da torbidi, e da ogni male di guerra.

Suff. Il tuo assenso è il di lei riscatto; la ripongo in libertà, e penso io ad ottenere per te il pacifico godimento delle tue contee.

Ren. Io in nome dell’augusto Enrico, quale a suo inviato e rappresentante ti do la di lei mano, per pegno della sua fede.

Suff. Renato di Francia, ti ringrazio in nome del re, perocchè questo è patto stretto per bene di Enrico. (a parte) E nondimeno penso che con più gioia sarei in questa bisogna agente mio, e mio