Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/714


ATTO TERZO 315

piere il suo disegno. Concedetegli di andare alla ricerca del suo tamburo in quel modo che vorrà. (entra Parolles)

Bel. Ebbene, signore? Quel tamburo vi sta dunque assai a cuore?

Signore. Al diavolo chi ci pensa: non è infine che un tamburo.

Par. Non è che un tamburo, non è che un tamburo, è vero, ma perderlo così?... Fu in verità un bel comando di caricare coi cavalli le nostre medesime ale, e squarciare i nostri battaglioni.

Signore. Quel comando era indispensabile: Cesare stesso l’avrebbe profferito se fosse stato nostro generale.

Bel. Non abbiam però molto a lagnarci dei nostri successi: un po’ di disonore è vero ci tocca per la perdita del tamburo, ma quel male è irreparabile.

Par. Riparabile sarebbe stato.

Bel. Sarebbe stato, ma ora non è.

Par. Si potrebbe ripararvi: e se fossi sicuro che il merito di tal’opera ricadesse in me, vorrei riaverlo, o troverei la morte.

Bel. Se ne avete brama, signore, e se credete con qualche astuzia di poter riprendere quel pegno d’onore, siate abbastanza generoso per ciò intraprendere. Coraggio; ricompenserò tal tentativo come un fatto de’ più gloriosi. Se riescite nel vostro intento, il duca ne parlerà, e vi pagherà il servigio in modo conforme alla sua grandezza.

Par. Giuro per questa mano che compirò l’opera.

Bel. Ma non dovete frapporre alcuna dimora.

Par. Andrò questa sera stessa, e ordinerò intanto il mio assalto per vincere o morire: sulla mezzanotte udiate parlare di me.

Bel. Posso istruire il duca che partirete per tale impresa?

Par. Non so quale ne sarà il successo, ma giuro di tentarla.

Bel. So che siete prode, e risponderò del vostro valore. Addio.

Par. A me non piacciono molte parole. (esce)

Signore. No, non più che al pesce piaccia l’acqua. Non è strano quell’uomo che simula d’intraprendere con tanta fiducia una cosa, in cui ben sente che non può riescire? Ei giura che la farà, e vorrebbe nondimeno esser dannato piuttosto che farla.

Signore. Voi non lo conoscete ancora, caro conte, come noi lo conosciamo. È ben vero ch’ei saprà insinuarsi nel favore di un potente, e per qualche tempo deluderlo, ma veduto a nudo una volta, ei si rivela per sempre.

Bel. Come! Credete che non farà nulla di quello che ha promesso d’intraprendere?