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ATTO TERZO 311

dolci parole! Rinaldo, voi non foste mai sì incauto come quando la lasciaste partire così. Se io le avessi parlato, l’avrei distolta dai suoi divisamenti.

Mag. Perdonate, signora; se vi avessi data la lettera questa notte, si sarebbe potuto correr dietro a lei, sebbene ella scrive che ogni inseguimento riescirebbe vano.

Cont. Qual angelo tutelerà quello sposo crudele? Egli non può riuscir a bene, a meno che le preghiere di questa virtuosa fanciulla, che il Cielo ama d’intendere e di esaudire, non lo salvino dalle vendette della giustizia suprema. Scrivi, Rinaldo, scrivi a quello sposo indegno di tal consorte, ed ogni tua parola sia piena del merito di lei, ch’egli troppo leggermente pesa. Fagli sentire al vivo il mio estremo dolore, quantunque ei sia a ciò poco sensibile. Inviagli il messaggere più sollecito, e forse quando saprà ch’ella è partita, vorrà ritornare, e la povera infelice, udendolo venuto, si affretterà pure a qui riedere guidata dal suo celeste affetto. Ah! non potrei dire ora quale di questi due figli mi da fatto più caro. Fa partir tosto il messaggere. La mia anima è oppressa di dolore, e troppo debole è la mia età: i miei mali dimanderebbero lagrime, ma il loro eccesso mi costrìnge a parlare. (escono)

SCENA V.

Fuori delle mura di Firenze.

Si odono lontani suoni di guerra. Entrano una vecchia Vedova Fiorentina, Diana, Violante, Marianna, ed altri cittadini.

Ved. Affrettatevi dunque, venite; perchè se si avvicinano di più alla città li perderemo intieramente di vista.

Dian. Si dice che il conte francese ne abbia renduto i maggiori servigii.

Ved. E si narra ancora ch’egli abbia preso il più valente capitano dei nemici, e che colla sua mano medesima abbia ucciso il fratello del duca. — Abbiamo gettate le nostre fatiche; essi hanno preso un cammino opposto.

Mar. Ritorniamocene, e contentiamoci del racconto che verrà fatto. Voi, Diana, guardatevi bene da quel Francese. L’onore di una fanciulla è la sua gloria, nè vi è eredità di maggior prezzo di quella dell’innocenza.

Ved. Ho raccontato alla mia vicina quanto siate stata pregata da un gentiluomo della sua compagnia.