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62 IL RE ENRICO VI


Suff. (a parte) Uomo insensato, rammenta che hai una sposa: or come potrebbe Margherita divenire la tua amante?

Mar. Farò meglio a lasciarlo, perocchè egli non mi ascolta.

Suff. Questo è che abbatte tutti i miei disegni, che mi toglie ogni speranza.

Mar. Ei parla a caso; certo è un demente.

Suff. Ma la dispensa si potrebbe pure ottenere.

Mar. Vorrei che mi rispondesse.

Suff. Vo’ vincere questa Margherita. Per chi? Forse pel mio re? Quegli è un automa di legno.

Mar. Parla di legno: sarà un carpentiere.

Suff. Così il mio desiderio potrebbe essere pago, e la pace stabilita fra questi regni. Ma un dubbio ancora mi rimane in ciò: perocchè sebbene suo padre (a parte) sia re di Napoli, duca di Anjou e del Maine, pure egli è povero, e la nostra nobiltà dispregierebbe tali nozze.

Mar. Volete udirmi, capitano? Ne avete talento?

Suff. Così esser deve in onta de loro crucci, Enrico è giovine, e presto cederà. — Signora, debbo rivelarvi un segreto.

Mar. (a parte) Sebbene io sia prigioniera, ci sembra cavaliere e non vorrà per guisa alcuna disonorarmi.

Suff. Signora, degnatevi ascoltarmi.

Mar. (a parte) Forse verrò redenta dai Francesi, e in tal caso non avrò mestieri delle sue cortesie.

Suff. Dolce signora, ascoltatemi per cosa...

Mar. (a parte) Alla perfine altre donne furono prigioniere prima di me.

Suff. Signora, perchè parlate fra di voi?

Mar. Ti chieggo misericordia: è un errore.

Suff. Dite, gentil principessa, non riputerete fortunata la vostra prigionia divenendo regina?

Mar. Una regina in schiavitù è più avvilita che noi da uno schiavo negli ultimi gradi del servaggio; perocchè i principi debbono esser liberi.

Suff. E voi lo sarete; se libero vi pare il fortunato re d’Inghilterra.

Mar. Che! Quale attinenza v’ha fra la sua libertà e me?

Suff. Io intendo far di te la regina di Enrico: e porre fra le tue mani uno scettro d’oro e una preziosa corona sulla tua testa: ma tu pure condiscendi ad essere mia.....

Mar. Che!

Suff. Sua amante.