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ATTO SECONDO | 303 |
saranno compensati dalle dolcezze, che poi gusterete, e che vi inonderanno il cuore di una vera gioia.
El. Quali sono le altre sue intenzioni?
Par. Che voi prendiate tosto congedo dal re, e che adduciate di sì precipitosa partenza il motivo del vantaggio vostro, appoggiato a tutti gli argomenti che potrete imaginare per rendere simile necessità verosimile.
El. Mi comanda altro?
Par. Vorrebbe che dopo aver ottenuto il commiato vi conformaste agli altri suoi desiderii.
El. Io gli sono in tutto sottomessa.
Par. Questo gli dirò.
El. Ve ne sarò grata. — Tu, vieni meco. (al Vil. — escono)
SCENA V.
Un’altra stanza.
Entrano Lafeu e Beltramo.
Laf. Ma io spero che Vostra Signoria nol crederà un soldato.
Bel. Sì, signore, e di eccellente tempra.
Laf. Egli ve l’ha detto?
Bel. Ed altri me l’hanno confermato.
Laf. Allora m’ingannai, sbagliando un lodola in un passero.
Bel. Vi assicuro, signore, che ha molte cognizioni, e molto coraggio.
Laf. Peccai dunque contro la sua esperienza, e prevaricai contro il suo valore, onde mi trovo nello stato più pericoloso, dappoichè non sento nel mio cuore alcun rimorso di ciò. Egli qui viene; ve ne prego, riconciliateci, ch’io vuo’ ritornargli amico. (entra Parolles)
Par. (a Bel.) Ogni cosa sarà fatta, signore.
Laf. Di grazia, chi è il suo sarto?
Par. Messere.
Laf. Oh! ben lo conosco. Sì, sì, è un buon lavoratore, un ottimo artefice.
Bel. (a parte a Par.) È ella andata dal re?
Par. Sì.
Bel. Partirà questa notte?
Par. Partirà.
Bel. Ho scritte le mie lettere, ho raccolto il denaro, e dati