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ATTO QUINTO | 61 |
York. Oh! certamente, il solo Delfino Carlo è bello, niuno fuori di lui può piacere al tuo occhio schifiltoso.
Pul. La peste pigli Carlo e te; e possiate entrambi esser sorpresi nei vostri letti da mani omicide!
York. Incantatrice dannata, rattieni la tua fatal lingua.
Pul. Te ne prego, lasciami la libertà di maledire a mio senno.
York. Maledirai a senno tuo, empio mostro, allorchè verrai legata all’infame rogo. (escono; allarme. Entra Suffolk conducendo Margherita)
Suff. Sii chi vuoi, io t’ho in conto di mia prigioniera. (guardandola) Oh, la più vaga di tutte le beltà, non aver timore, non pensare a fuggire: io non ti toccherò che con mano rispettosa; io bacio le tue dita in segno di eterna pace, e lascio ricader dolcemente la tua destra sul tuo tenero seno. Chi sei tu? Dillo, perch’io possa onorarti.
Mar. Margherita è il mio nome, e nasco figlia di un re; il re di Napoli è mio padre; sappilo chiunque tu sia.
Suff. Io conte sono, e mi chiamo Suffolk. Meraviglia di natura, non isdegnarti colla sorte che ti fa mia prigioniera: io sento per te la tenerezza protettrice che il cigno nutre pei piccoli suoi improgionati sotto l’ala paterna. Ma se questo diritto di guerra ti muove a sdegno, va, sii libera come l’anima di Suffolk. (ella si volge per partire) Oh resta. — Non mi sento la forza di abbandonarti: la mia mano vorrebbe scioglier le tue catene, ma il cuore vi si oppone. — Simile all’imagine splendida del sole, riflettuta dall’onda di un chiaro ruscello, simile e più dolce ancora rassembra a me questa tua bellezza incantatrice. — Vorrei dirle che l’amo, ma non l’oso; se dovessi esprimere per iscritto i miei sentimenti, la mia mano sarebbe meno timida della mia voce: no, Suffolk, abbi maggior fidanza in te. Non è essa tua prigioniera? Ti lascierai tu soggiogare dalla vista di una donzella? Oh, la potenza della beltà è tale, che essa incatena la mia lingua, e turba tutti i miei sentimenti.
Mar. Dimmi, conte di Suffolk... se tale è pure il tuo nome... qual riscatto debbo io pagare per esser posta in libertà? Perocchè ben m’avveggo che son tua prigioniera.
Suff. (a parte) Come puoi tu dire che ella ti spregierà, se fatta non le hai ancora una dichiarazione d’amore?
Mar. Perchè non parli? qual riscatto devo io pagare?
Suff. (a parte) Ella è bella, e merita perciò d’essere amata: è donna, e vuol esser vinta.
Mar. Vuoi tu accettare alcun riscatto?