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ATTO SECONDO | 299 |
io dire di più? Se puoi amar questa fanciulla, io la farò grande: ell’ha la sua virtù per dote: gli onori e le ricchezze le saranno concessi da me.
Bel. Non posso amarla, e a ciò mi sforzerei invano.
Re. Oltraggi te stesso con tali parole.
El. Sire, godo di vedervi ben rimesso; pel resto avvenga quello che la sorte vuole.
Re. Il mio onore è in pericolo, e perch’io lo salvi mi è forza usare del mio potere. Su via prendi la di lei mano, altero e disdegnoso giovane, che indegno sei di sì bel dono, tu che rigetti con un colpevole disprezzo e la mia amicizia e il suo merito; tu che non pensi, che ella ed io posti nella bilancia siam da te disdegnati; e fingi ignorare che da noi dipende il farti felice e grande. Rattieni i tuoi dispregi; obbedisci alll nostra volontà che si adopera pel bene tuo; non attendere al tuo vano orgoglio; rendine tosto, se vuoi conservare la tua fortuna, l’omaggio di obbedienza che il tuo dovere ci debbe, e che la nostra autorità esige, io ti cancellerò per sempre dalla mia memoria, e ti abbandonerò alla rovinosa temerità della gioventù e dell’ignoranza, spiegando verso di te il mio odio e la mia vendetta. Siccome ne avrò cagione, così sarò senza pietà. Parla; rispondi?
Bel. Perdono, mio grazioso sovrano; io sottometto il mio amore alla scelta dei vostri occhi. Allorchè penso qual ricca creazione di grandezza, e quale immenso cumulo d’onori vanno dove voi comandate, mi avveggo che questa fanciulla, che troppo umile sembrava all’alterigia de’ miei pensieri, lodata dal re è come se ora escisse dalla più illustre culla.
Re. Prendi la sua mano, e dille ch’ell’è tua sposa; ti prometto una dote che eguagli le tue ricchezze, se non sarà maggiore.
Bel. Ricevo la sua mano.
Re. Il favore del re sorrida a tali nozze! Tutte le cerimonie necessarie per esse si compiranno questa sera. Beltramo, se tu l’ami, il tuo amore è un omaggio sacro reso al tuo re. (esce con Bel., El., i signori e il seguito)
Laf. Udiste, signore? Una parola ora, di grazia.
Par. Che cosa desiderate?
Laf. Il vostro padrone fece bene a disdirsi.
Par. A disdirsi? il mio padrone?
Laf. Sì, forsechè non mi spiego?
Par. Male vi spiegate, male assai. Il mio padrone?
Laf. Siete voi dunque compagno del conte di Rossiglione?
Par. Di ogni conte, di tutti i conti; di chiunque è uomo.