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ATTO PRIMO 285

esatta; il matrimonio è fermato dal destino, e il cucu canta e per natura».

Cont. Andatevene, non vuo’ più parlare con voi.

Mag. Vorreste dirgli, signora, ch’ei chiamasse Elena? dovrei discorrervi di lei.

Cont. Mariuolo, di’ alla mia donzella ch’io vuo’ parlarle; di Elena intendo.

Vil. (cantando) «Fa per qnel vago volto, chiese ella, che i Greci depredarono Troja? Pazzo amore, pazzo amore era quello di Priamo. Fermandosi ella sospirò, sospirò fermandosi, e proferì questa sentenza: se fra nove cattive ve n’è una buona, se fra nove cattive ve n’è una buona, una buona ve n’è in mezzo a dieci».

Cont. Una donna buona sopra dieci! Voi alterate la canzone, malandrino.

Vil. Una donna buona sopra dieci, signora; sarebbe un purificare il canto. Se Iddio volesse provvedere così il mondo tutto l’anno, non mi lagnerei della decima delle donne, se anche fossi curato. Una sopra dieci! in verità, se ne nascesse una buona solamente, all’apparizione d’ogni cometa, ad ogni tremuoto, la fortuna degli uomini sarebbe assai migliore; ma adesso ogni uomo potrebbe divellersi prima il cuore colle mani che trovare una buona femmina.

Cont. Vuoi tu escire, furfante, e fare quel ch’io comando?

Vil. Dio voglia che un uomo possa obbedire ai comandi di una donna senza produrre disgrazie! Quantunque l’onestà non sia la virtù d’un puritano, com’io sono, nondimeno io non farò nulla di male. Vado, signora, e dirò ad Elena di venir qui. (esce)

Cont. In buon’ora.

Mag. So, signora, che voi amate molto la vostra donzella.

Cont. È vero; suo padre l’affidò alle mie cure, ed ella stessa senza alcun’altra considerazione ha diritti legittimi all’amicizia che le porto. Le debbo più che non le ho dato, e le pagherò più che non chiederà.

Mag. Signora, io fai, non ha molto, assai più vicino a lei che ella forse non l’avesse desiderato. Ella era sola, e parlava fra di sè confidando i suoi segreti alle sue orecchie. Era convinta, lo giurerei, che non vi fosse alcuno che potesse intenderla. L’argomento del suo discorso era l’amore che porta a vostro figlio. «La fortuna, diceva, non è una dea, poichè ha posta sì gran distanza fra il suo grado e il mio: l’amore non è un Dio, poichè non vuole addimostrare il suo potere, altro che quando la nascita