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ATTO PRIMO 281


El. Io non sono ancora a tali estremi. Il vostro signore troverebbe in me mille amori, di madre, d’amica, di sposa; avrebbe in me una guida, una Dea, una sovrana, una consigliatrice pietosa, una fenice di bontà. La mano di Dio lo guidi, Beltramo è uno di coloro...

Par. Di coloro?...

El. A cui io auguro ogni bene. — Disgrazia è bene che...

Par. Che cosa?

El. Che i nostri voti non abbiano un corpo che si possa rendere sensibile affine che noi, che siamo nati poveri e non abbiamo che vani desiderii, potessimo trasmetterne i loro effetti fino ai nostri amici assenti, e mostrare visibile a’ loro occhi quel che è pensiero occulto in noi, e di cui non ci possono mai ringraziare. (entra un paggio)

Pag. Messer Parolles, il mio signore vi dimanda. (esce)

Par. Addio, mia piccola Elena; se ricordar mi posso di te, a te penserò quando sarò alla Corte.

El. Messer Parolles, voi foste generato sotto una stella pietosa.

Par. Nacqui sotto Marte.

El. Sì, è sotto Marte che vi credo nato.

Par. Perchè?

El. Siete andato a tante guerre, che bisogna dire assolutamente che siate nato sotto Marte.

Par. Allorchè egli predominava.

El. Quand’era in decadenza, io penso piuttosto.

Par. Perchè pensate così?

El. Voi sapete così bene arretrarvi quando combattete...

Par. È per ottenere maggior vantaggio.

El. É anche per ciò che si fugge allorchè il timore lo consiglia. Ma la mescolanza di coraggio e di paura che è in voi, è una virtù la cui ala è ben rapida, e il di cui volo mi piace molto.

Par. Son così pieno d’uffici che non posso risponderti come dovrei: ritornerò perfetto cortigiano, e la mia istruzione servirà a mansuefarti, se in istato sei di ricevere i consigli di un uomo di Corte, e di comprendere i suggerimenti che egli ti darà; altrimenti morrai nella tua ingratitudine, e l’ignoranza tua ti sarà stata funesta. Allorchè ne avrai agio recita le tue preghiere; e quando non l’avrai ricordati dei tuoi amici: procacciati un buono sposo, e trattalo com’egli ti tratterà: addio. (esce)

El. Spesso quelle forze che attribuiamo al Cielo stanno in noi stessi. Il destino ci lascia liberi nelle nostre azioni e non si