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280 È TUTTO BENE QUEL CHE A BEN RIESCE


Par. Tenendolo lontano.

El. Ma ei ne aggredisce; e la nostra verginità, quantunque siamo valenti nelle difese, è però debole: insegnatene qualche mezzo per respingere con sicurezza gli attacchi.

Par. Non ve n’è alcuno; l’uomo che vi assedia vi minerà e vi farà saltare per aria.

El. Il Cielo ci guardi dai minatori e dai bombardieri! Non ti è alcuna astuzia militare per cui le vergini possano contaminare gli uomini?

Par. La verginità una volta abbattuta, l’uomo non ne sarà che più alacre, e atterrandolo non gli dareste che maggior campo a più grandi sconfitte. Nella repubblica della natura la politica non istà nel mantenere la verginità: la perdita di essa è di un profitto razionale; nè mai vergine alcuna sarebbe nata se prima una verginità non fosse stata distrutta. L’argilla di cui siete composta è quella di cui son fatte le vergini. La verginità perduta una volta può essere dieci volte trovata; col mantenerla sempre, per sempre si perde, ed è troppo fredda compagna, per cui giova disfarsene.

El. Aspetterò anche un poco, quando pure dovessi incorrer il pericolo di morire con essa.

Par. Vi è poco da dire in suo favore; ell’è contro l’ordine della natura. Difenderla è un accusare la propria madre; ciò che implica disobbedienza manifesta. Appiccarsi o morir vergine è la medesima cosa, perocchè la verginità si uccide da sè, e dovrebbe esser sepellita fuor della terra benedetta, nelle pubbliche vie, come un suicida disperato che ha offeso la natura. La verginità ingenera vermi come il cacio, si rode da sè interamente;, avvizzisce e muore struggendo la propria sostanza. Di più, la verginità è arcigna, vana, arrogante, piena d’amor proprio; peccata rigorosissimamente condannato dai canoni. Non la conservate dunque, perocchè ella non vi sarà che di nocumento. Disfatevene, e tra dieci anni l’avrete dieci volte riprodotta, ciò che chiamasi ottenere un onestissimo frutto, senza che per ciò decresca il capitale. Seguite il mio consiglio.

El. Ma che s’ha a fare per disfarsene?

Par. Che fare? Mal fare: amar quegli che non l’ama. La verginità è cosa che smarrisce il natìo lustro nell’abbandono; più è serbata e meno vale; ponetela tosto in commercio finchè è in onore e profittate della dimanda. La verginità somiglia a un vecchio cortigiano che porta un abito all’antica, ricco ma fuor di moda; alla cattiva pera, che non ha più sapore; un frutto appassito che fu altra volta buono, ma di cui non sapreste ora che fare.