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256 | TROILO E CRESSIDA |
poco usato. Una donna, che fu un tempo vostra, giura sempre pel guanto di Venere.
Men. Non la nominate! è un oggetto fatale.
Et. Perdonatemi, m’accorgo ch’io v’offendo.
Nest. Prode trojano, io v’ho visto spesso, adoprandovi pel destino, aprirvi una via sanguinosa fra le fila della gioventù greca, e visto v’ho più ardente di Perseo sospingere il vostro frigio cavallo, ma sempre sdegnoso di ferire i caduti, ciò che mi fea dire: quegli è Giove che dà la vita! E mirato v’ho cinto da una torma di Greci, sostare e riprender fiato, come un lottatore dei giuochi olimpici. Ecco com’io v’ebbi fin qui davanti ai miei occhi. Ma non mai avevo veduto il vostro volto, che un’impenetrabile acciaro ricopriva. Conobbi il vostro avolo, e combattei seco: era un prode guerriero, ma non paragonabile a voi. Concedete ad un vecchio di stringervi fra le sue braccia, e siate, degno eroe, il ben giunto nel nostro campo.
En. (a Et.) È il vecchio Nestore.
Et. Ch’io v’abbracci, venerando vecchio, monumento d’un secolo intero, Nestore riverito vincitore del tempo.
Ul. Stupisco che quella città si sorregga quando sta in mezzo a noi, la colonna sulla quale è appoggiata.
Et. Rimembro il vostro voto, Ulisse. Ah! quanti Greci e quanti Trojani son morti, dacchè vi vidi per la prima volta con Diomede in Ilio, deputatovi dal vostro campo!
Ul. Io vi predissi allora quel che accadrebbe: la mia profezia non s’è avverata finora che per metà. Quelle mura che scorgiamo laggiù, e quelle torri ambiziose saranno in breve per terra.
Et. Non sono obbligato a credervi, ed ho per fermo che la caduta d’ogni pietra frigia costerà una goccia di sangue greco.
Ul. Il tempo mostrerà chi di noi si apponga. Intanto ricevete di mio saluto, prode Ettore. Vi prego di venire alla mia tenda per dividervi il mio pasto.
Ach. Ora, Ettore, che i miei occhi sono sazii di guardarti, ora io t’indirizzo la parola.
Et. È Achille questo?
Ach. Sì, Achille.
Et. Fatti innanzi, ch’io meglio ti vegga.
Ach. Appagati.
Et. È già fatto.
Ach. Sei troppo sollecito: io vuo’ esaminarti di nuovo, come se volessi far acquisto di te.
Et. Tu credi vedere in me un oggetto di curiosità, o di sol-