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252 TROILO E CRESSIDA


En. (dal di dentro) Venite, caro signore.

Troil. Abbracciamoci e dividiamoci.

Par. (dal di dentro) Fratello Troilo!

Troil. Caro fratello, entrate e conducete il Greco ed Eneaa con voi.

Cres. Mi sarete fedele?

Troil. Io? Oimè! è questo appunto il mio fianco vulnerabile. Mentre gli altri si cattivano una grande stima, io colla mia troppa onestà non ottengo che una semplice approvazione. Altri indorano con arte la loro corona di rame, ed io porto la mia senz’ornamenti con candore e semplicità. Non temete nalla di me: una fede ingenua è la mia dote più cospicua. (entrano Enea, Paride, Antenore, Deifobo e Diomede) Siate il benvenuto, Diomede; ecco chi ricambiamo con Antenore. Alle porte della città io porrò questa donzella fra le vostre mani, e lungo la via vi farò conoscere tutto il suo merito. Trattatela degnamente, e se mai voi bel Greco, aveste ad essere soggetto ai colpi della mia spada, nominate soltanto Cressida, e la vostra vita diverrà così sicura come è quella di Priamo in Ilio.

Diom. Leggiadra Cressida, astenetevi dai ringraziamenti che questo principe aspetta da voi; lo splendore dei vostri occhi, e la bellezza dei vostri lineamenti vi fan sicura di ogni rispetto: voi sarete la sovrana di Diomede, che è sottomesso agli ordini vostri.

Troil. Greco, tu manchi alla civiltà verso di me, obbliando la mia preghiera per far le lodi alla bellezza sua; io ti dico, principe greco, ch’ella è tanto al disopra delle tue lodi, come to sei indegno di portare il titolo di suo servitore. Ti comando di ben trattarla, a mia sola considerazione, perchè giuro che se nol fai, quand’anche Achille ti sostenesse, ti farei mordere la polvere.

Diom. Tregua agli sdegni, principe Troilo, e mi sia concesso di parlare con libertà, avuto risguardo al mio grado e al mio messaggio. Quando sarò fuori di città farò il voler mio; e sappi, Troiano, che nulla io farò per comando: ella sarà trattata in ragione del suo merito, ma allorchè comandar mi vorrai, ti risponderò che non ti obbedisco.

Troil. Usciamo: le tue parole, Diomede, ti costringeranno a nascondere più di una volta il capo. — Bella Cressida, datemi la mano, e per via compiamo insieme un colloquio necessario. (esce con Cress. e Diom.; squlllano le trombe)

Par. Udite! è la tromba di Ettore.