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242 | TROILO E CRESSIDA |
L’emulazione ha mille figli che si seguono e si incalzano l’un dopo l’altro. Se cedete loro il cammino, e se vi allontanate dalla strada diretta, simile al flusso entrato una volta in una baia, essi tutto invaderanno, e vi lascieran ultimo: voi resterete come un generoso cavallo di battaglia, caduto in prima fila, che pesto dal retroguardo rimane immobile e giacente. Così quello che altri fanno ora, sebbene al disotto delle passate vostre opere, le soverchierà necessariamente. Il nuovo venuto è accolto con un sorriso, e quegli che s’allontana non ha che un sospiro che l’accompagna. La virtù non cerchi ricompensa per quanto compiè; il tempo invidioso distrugge tutto. La natura ha fatto in ciò tutta simile la razza umana; il presente si ammira, il passato si obblìa. Non istupite quindi, illustre eroe, se i Greci onorano ora tanto Ajace. Gli applausi che vi seguivano altra volta vi seguirebbero ancora, se non voleste starvene sempre chiuso nella vostra tenda, ripudiando un valore che aveva fatto di voi invidi gli Dei.
Ach. Ho grandi ragioni per praticare questa condotta.
Ul. Ma le ragioni che vi condannano a simile inoperosità doebbero essere ben apprezzate da un eroe. È noto, Achille, che voi siete amoroso di una figlia di Priamo.
Ach. È noto?
Ul. Qual meraviglia? un saggio governo conosce tutto quella che avviene sotto di lui; sappiamo al pari di voi ogni vostra corrispondenza con Troja. Ma meglio si addirebbe ad Achille l’atterrar Ettore che Polissena; e ciò che più affliggerà il giovine Pirro, rimasto nelle nostre isole, quando la fama bandirà al mondo le nostre opere, sarà di vedere tutti i Greci danzare cantando: Achille ha vinta la sorella del grand’Ettore ma l’illustre Ajace ha atterrato l’eroe. — Addio, signore, vi ho parlato da amico: un pazzo scorre sul ghiaccio che voi solo avreste dovuto rompere. (esce)
Patr. Vi aveva dato il medesimo consiglio. Achille. Una donna impudente non ispira maggior avversione e disprezzo di un uomo che al momento dell’azione permane in un riposo effemminato. A me pure, a cagion vostra, tocca una parte di biasimo; i Greci credono, che è il poco ardore ch’io sento per la guerra, e l’amicizia che voi mi portate, che così mi ritengono. Amico, toglietevi da tal sonno, e il debole Cupido vi scioglierà dalle sue braccia, o voi lo scaccierete lungi, come un lione scaccia un timido agnello.
Ach. Ajace dunque combatterà Ettore?
Patr. Sì, e ne raccoglierà molta gloria.