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224 | TROILO E CRESSIDA |
Par. Signore, non ho soltanto dinanzi i piaoeri congiunti al possedimento d’Elena: vorrei cancellare anche la macchia del suo felice ratto, solo per aver l’onore di conservarla. Qual tradimento non sarebbe contro quella principessa, quale obbrobrio pel vostro onore, quale ignominia per me l’abbandonarla oggi per un vil timore! Può idea così vile insinuarsi pure nelle vostre anime generose? Fra i più deboli del nostro esercito non ve ne ha uno che non ardisca sguainare la spada, allorchè si tratti di difender Elena; nè alcuno v’è, per quanto nobile o grande, la cui vita fosse male spesa, o la morte inonorata quando Elena ne divenisse l’oggetto: conchiudo quindi che noi dobbiamo difendere una bellezza che val più di tutti i regni di questo mondo.
Ett. Paride e Troilo, voi avete entrambi parlato superbamente, ma leggiere furono le vostre obbiezioni, siccome quelle di giovani inetti, come dice Aristotile, a conoscere la vera morale. Gli argomenti che voi allegate s’addicono meglio all’ardore del sangue, che alla scelta fra il giusto e l’ingiusto; il piacere e la vendetta han l’orecchio più sordo del serpe alla voce d’una saggia decisione. È la natura che vuole che si renda al legittimo possessore il bene che gli appartiene; e qual diritto più sacro vi ha di quello d’uno sposo sopra una sposa? Se questa regola è infranta dalla passione, e i cuori le resistono per un’indulgenza parziale alle loro inclinazioni, v’è in ogni paese ben retto una legge, che vuole che si superino passioni sa sfrenate, le quali sconvolgerebbero ogni ordine. Se dunque Elena è sposa d’un re di Sparta (com’è noto ch’essa è), queste leggi di natura e di morale richiedono che rimandata venga allo sposo suo. Persistere in un’ingiustizia non è porvi riparo; è al contrario vieppiù aggravarla. Quest’è il mio consiglio, ove io voglia consultare solo la giustizia; ma continuerò con voi, miei fratelli, a difendere Elena, s’ella deve restare fra di noi.
Troil. Ettore generoso, ella è un oggetto d’onore, e perciò deve essere difesa. Il nostro valore, che per lei si dispiegherà interamente, consacrerà i nostri nomi alla gloria nei temi avvenire; e per tutti i tesori del mondo credo che tu non volessi perdere la palma d’onore che raccoglierai in quest’impresa.
Ett. Ebbene, ciò sia. Io ho già sfidato i Greci sediziosi a lascivi con parole che scenderanno fino al fondo delle loro anime. Seppi e il loro gran duce dormiva, intantochè la gelosia trascorreva pel suo esercito: spero che la mia sfida lo saprà risvegliare. (escono)