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ATTO SECONDO 223


Pr. Che strepito è questo? Chi è che grida?

Troil. È l’invasa nostra sorella; la riconosco alla voce.

Cas. (dal di dentro) Piangete, Trojani!

Ett. È Cassandra. (entra Cassandra delirante)

Cas. Piangete, Trojani, piangete! Datemi cento occhi ed io li riempirò tutti di profetiche lagrime.

Ett. Calmatevi, sorella, calmatevi.

Cas. Vergini e garzoni, adulti e vecchi, fanciullettl, che non sapete che guaire, accompagnate i miei clamori. Paghiamo prima del tempo la metà dell’enorme tributo dì dolori e di gemiti, che l’avvenire ne prepara. Raddoppiate le vostre grida, Trojani: avvezzate i vostri occhi al pianto. Troja deve cadere, e il superbo palagio d’Ilio dev’essere raso. Paride, il fratello nostro, è l’avventata torcia che tutti debbo abbruciarne. Innalzate le vostre grida, Trojani; non proferite che voci di dolore: sventura, sventura! Troja è in fiamme, se Elena non si diparte presto dalle sue mura. (esce)

Ett. Ebbene, giovine Troilo, quegli accenti profetici della nostra sorella non fanno essi alcuna impressione sull’anima vostra? O il vostro sangue è egli tanto ardente che i savii consigli, e il timore d’un cattivo successo in una triste causa non possano calmarlo?

Troil. Mi sarà ben permesso, fratello Ettore, io credo, di non giudicare della giustizia d’un’impresa dal suo successo; e di non abbandonarmi allo scoraggiamento solo perchè Cassandra delira. Gl’impeti frenetici del suo cervello non possono snaturare la equità d’una contesa, che l’onor nostro è obbligato a sostenere. Per me non v’ho che l’interesse di tutti gli altri figli di Priamo; ma Giove non consenta che sia fra di noi presa alcuna risoluzione, che ci lasci poscia qualche rimorso.

Par. Altrimenti il mondo potrebbe dar nota di leggerezza alle mie opere, come ai consigli vostri; ma attesto gli Dei, che fa il vostro libero consenso che mi fe’ forte nella mia tendenza e spense ogni mio dubbio: perocchè cosa avrebbe potuto la forza del mio braccio solo? Qual difesa poteva opporre un uomo solo ai tanti nemici, che armar doveva quel litigio? E nondimeno dichiaro che se dovessi io solo subirne i pericoli, quando il mio potere eguagliasse la mia volontà, non mai Paride si disdirebbe da quel che ha fatto, o s’arresterebbe a metà della via.

Pr. Paride, voi parlate come uomo ebbro di voluttà: voi gustate il miele, e a noi tutti toccano le amarezze: non vi si può quindi saper grado d’esser prode.