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222 TROILO E CRESSIDA


Ett. Elena, fratello, non vale quel che ci costa per ritenerla.

Troil. Chi può misurare un prezzo d’affezione?

Ett. Ma il prezzo d’una cosa non dipende dalla volontà d’un uomo: esso risiede così nel merito reale dell’oggetto prezioso, come nell’opinione di quegli che lo estima. Strana idolatria è l’offrire un culto maggiore che non è il Dio a cui vien pòrto; delirio affezionarsi ad un oggetto che vi seduce e v’inganna, senza neppure quelle apparenze del merito che l’illusione soltanto trova in esso.

Troil. Poniamo ch’io oggi sposi una donna, e la mia scelta segua la mia inclinazione: quest’inclinazione si è sviluppata col ministero delle mie orecchie e de’ miei occhi, piloti sempre naviganti fra le pericolose rive della passione e della ragione. Come poss’io disfarmi della donna che ho scelto, quand’essa pur divenga odiosa alla mia ragione? Non v’è mezzo per svincolarsene, volendo rimanere in pari tempo sulla strada dell’onore. Noi non rimandiamo al mercante le sue sete dopo che le abbiamo portate; non imbandiamo cogli avanzi d’uno splendido banchetto un banchetto nuovo. Fu creduto bene che Paride si vendicasse dei Greci, e fu il soffio dei suffragi unanimi che gonfiò le sue vele; i venti, desistendo dalle loro contese, fecer tregua per secondare i suoi disegni; ed egli giunse alla fine al porto desiderato, recando per una parente decrepita che i Greci han ritenuta cattiva, una regina la cui giovinezza e la di cui venustà fanno impallidire Apollo e l’Aurora. Perchè la conserviamo noi? Perchè ritengono i Greci l’avola nostra? Merita ella d’esser trattenuta? Oh! Elena è una perla, pel conquisto della quale sonosi avventurati mille vascelli, e che ha trasmutati in navigatori cento re coronati. Se voi consentite che il viaggio di Paride fu saggio, come siete costretti a convenirne avendolo voi stessi approvato; se consentite ch’ei fra di noi ricondusse una nobile gemma, come consentirlo dovete avendo fatto risuonar Troja dei vostri applausi allorchè la vedeste; perchè biasimereste oggi le conseguenze dei vostri medesimi consigli, e disprezzereste un oggetto che avete stimato al disopra delle ricchezze dei mari e della terra; vile sarebbe stato il furto, trafugando con astuzia un bene che tremiamo a difendere! Indegni, immeritevoli del tesoro che rapito abbiamo saremmo, se dopo aver fatto oltraggio a coloro nel seno stesso del loro paese, di loro ora temessimo fra le mura della nostra patria. (s’ode al di dentro Cassandra che grida: Piangete, Trojani, piangete!)