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ATTO SECONDO | 219 |
Ter. Continua, continua.
Aj. Sgabello da strega!
Ter. Uomo dal cervello cotto, tu hai tanto ingegno quanto se ne racchiude nel mio gomito; un ciuco potrebbe divenirti precettore. Tu, malandrino, fosti qui posto per abbattere i Troiani, e zimbello sei di tutti coloro che hanno un po’ di senno, come uno schiavo di Barberia. Se ti avvezzi a battermi, ti anatomizzerò dalla testa ai piedi, e ti dirò quel che vali oncia a oncia, volume di carne senza viscere.
Aj. Cane!
Ter. Lebbroso!
Aj. Cane! (battendolo)
Ter. Idiota, camello, continua pure a tuo talento. (entrano Achille e Patroclo)
Ach. Che v’è, Ajace? perchè lo battete così? Che facesti, Tersite?
Ter. Lo vedete, lo vedete!
Ach. Che fu?
Ter. Guardatelo.
Ach. Ebbene?
Ter. Guardatelo attentamente.
Ach. Questo ho fatto.
Ter. No, non l’avete considerato bene; perocchè per chiunque vel prendiate, egli è Ajace.
Ach. Lo so, pazzo.
Ter. Ma questo pazzo non si conosce da sè.
Aj. Perciò ti batto.
Ter. Maltrattai il suo cervello, ed egli battè le mie ossa. Quell’uomo che ha il cervello nel ventre, e le budella in testa... vuo’ dirvi quello ch’io dissi di lui.
Ach. Ebbene?
Ter. Dissi che questo Ajace... (Ajace vuol batterlo di nuovo, ma Achille s’interpone)
Ach. No, buon Ajace.
Ter. Non ha tanto ingegno...
Ach. Continua, ti difenderò.
Ter. Quanto ne occorrerebbe per turare la cruna dell’ago di Elena, per cui egli è venuto a combattere.
Ach. Taci, pazzo.
Ter. Vorrei un po’ di quiete, ma quel demente non me ne lascia: egli è sola cagione di ogni mio danno.
Aj. Oh maledetto cane! ti...