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ATTO PRIMO | 211 |
Giove per consolidare la perseveranza nei cuori umani? Non è nei favori della fortuna che la tempra della virtù ha risalto; avvegnachè allora il vile e il prode, il savio e lo stolto, il dotto e l’ignorante, l’uomo duro e il sensibile si rassomigliano e mostrano i lineamenti di una famiglia stessa. È fra le tempeste che solleva lo sdegno di quella Dea, che sì manifesta la bontà degli amici, e che vien posto in vera luce chi fu dotato di un alto cuore.
Nes. Coll’omaggio dovuto al vostro seggio sublime, in cui rappresentate gli Dei, illustre Agamennone, io farò un commento a queste vostre ultime parole. Fra le ire della fortuna il vero coraggio si manifesta. Allorchè il mare è placido, quanti lievi schifi osano avventurarsi sul suo seno e farsi strada accanto agli alti vascelli! Ma se l’impetuoso borea viene a sommuovere il pacifico Teti, mirate allora i vascelli dai fianchi robusti fendere le montagne di acqua, e come il cavallo di Perseo avventarsi fra i due umidi elementi: ma dove è allora la presuntuosa navicella, la cui debole costruttura osava un istante prima seco loro contendere? Fuggita ell’è nel porto, o è stata inghiottita da Nettuno; e così è fra le tempeste dell’avversità che il valore apparente e il valore reale si addimostrano. Fra lo splendore e ai raggi d’un sol sereno, il gregge è più cruciato dagl’insetti che dalle tigri; ma quando il gelido aquilone abbatte le quercie antiche, l’insetto fugge sotterra, e l’animale coraggioso s’infiamma di sdegno; allo sdegno della tempesta si irrita, e risponde alla fortuna nemica in tuono eguale al suo furore.
Ul. Agamennone, illustre generale, nerbo e colonna della Grecia, cuore, anima e mente dell’intero esercito, centro dove si uniscono e debbono fondersi tutti i caratteri, tutte le volontà, odi quello che dice Ulisse. Prima d’ogni altro, debbo approvare l’aringa di voi entrambi, di voi, re dei Greci, di voi, venerabile per un secolo di vita. I discorsi di Agamennone dovrebbero essere incisi nel bronzo, e tenuti sotto gli occhi di tutti dalla mano di Agamennone da un lato, e dall’altro da quella della Grecia; e l’antico Nestore, cui la bianca barba e i bianchi capelli fan somigliare ad una figura effigiata sull’argento, potrebbe colla sua lingua eloquente, e coll’esperienza sua avvincere indissolubilmente i cuori di tutti gli Elleni. Nondimeno col beneplacito di tutti e due voi, di voi, potente re, e di voi, saggio vecchio, degnatevi ascoltare Ulisse.
Ag. Parla, principe d’Itaca; noi siam certi che tu non favelli che per trattar temi della più alta importanza.
Ul. Troia, che ancora ci resiste sarebbe crollata e la spada